IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - «Quando si giocano partite come questa, sto sempre in difficoltà. Ciò non toglie che, sulla carta, la Roma è certamente favorita, sul piano tecnico e qualitativo. Ma attenzione. Perché non sempre vince il più bravo. Il calcio è bello per questo. Affascinante e spesso senza una logica. Perché, come dico sempre, bisogna essere bravi, ma anche fortunati». Parla da doppio ex, Carletto Mazzone, almeno come allenatore
Lei ha girato molte squadre ma è stato quasi sempre molto amato dai tifosi. «Onestamente devo dire che, forse perché ero simpatico, credo di aver lasciato buoni ricordi dappertutto. E questo mi fa piacere. È una cosa che si avverte soprattutto quando si va in pensione e si incomincia ad invecchiare, come accade a me. E allora, quando sto da solo con me stesso, mi faccio i complimenti, per essermi comportato bene e aver stabilito bei rapporti con tutti. Ovunque». Torniamo a questo Roma-Lecce. «La Roma sta facendo qualcosa di importante, però bisogna darle del tempo. Quando, allinizio, ho espresso delle perplessità riguardo al tecnico, lho fatto perché da sempre vado sostenendo che è lesperienza che fa lallenatore. E non solo nel calcio. Non bastano la tecnica, la tattica e la fisicità, che pure vengono insegnate nelle scuole come Coverciano. Serve anche la psicologia, che è larma vincente di un allenatore e che si acquisisce solo con la maturità e lesperienza. Tanto più in una piazza come Roma, dove le pressioni da gestire sono tantissime. Io stesso, al mio primo anno con lAscoli, mi trovai a pensare di essere bravo. Dieci anni dopo, mio fratello gemello che sono sempre io nel ripensare a ciò che mero detto da solo, mi fece capire quanti errori avevo commesso nel frattempo. Questo per dire che un tecnico giovane può essere bravo, e Luis Enrique certamente lo è, ma col tempo potrà esserlo anche di più». Forse conta anche lintelligenza. Che permette di capire come meglio relazionarsi. Pensiamo ad esempio a Guardiola, che lei conosce bene. «Lui è leccezione che conferma la regola». A Luis Enrique, quindi, cosa bisogna augurare? «Tranquillità e serenità. Lui ha portato qualcosa che conoscevamo ma che da anni non veniva più realizzato. Il possesso palla, che è ciò che predicavo anche io. Palla a terra dicevo, perlomeno dove ho avuto i giocatori per farlo. Luis Enrique li ha, perché i giovani che ci sono in questa Roma sono tutti di grande qualità. Anche loro devono solo acquisire esperienza. E i risultati, a quel punto, non potranno non venire».