De Rossi come Fuffo Bernardini

08/11/2011 alle 08:48.

IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - A Novara la Roma si è ritrovata, ha vinto una partita molto importante giocandola come vuole il suo tecnico e ha gettato le basi per uno sprint che potrebbe accendere gli entusiasmi dell’ambiente dalla ripresa dopo la sosta a Natale. Tra i tanti risvolti della bella serata vissuta in Piemonte ne troviamo uno legato al principale interprete della Roma del nuovo corso, Daniele De Rossi, l’unico mandato sempre in campo sempre da titolare da Luis Enrique e mai sostituito nei 900’ di campionato (più recuperi) finora disputati.

Tra i tanti risvolti della bella serata vissuta in Piemonte ne troviamo uno legato al principale interprete della Roma del nuovo corso, , l’unico mandato sempre in campo sempre da titolare da Luis Enrique e mai sostituito nei 900’ di campionato (più recuperi) finora disputati.

Con la partita di Novara, infatti, ha eguagliato le 259 presenze collezionate nella serie A a girone unico da uno dei miti della storia romanista, . Si, avete letto bene, proprio il Dottore che faceva innamorare Campo Testaccio e che, insieme ad Attilio Ferraris, era il cuore e l’anima di quella bella Roma degli Anni 30. In quella squadra Fuffo giocava da centromediano e rappresentava l’intelligenza e la classe, mentre Attilio impersonificava la grinta, la corsa e la tigna, doti che non hanno mai fatto difetto ai giocatori della Roma e che ben si sposavano con quelle del Dottore.

Quest’ultimo arrivò in maglia giallorossa nel 1928 per poi rimanervi undici stagioni, fino al 1939, nelle quali collezionò complessivamente 285 partite di campionato con 47 gol; 8 gare di Coppa Coni e 10 nelle Coppe Europee senza segnare mai. Come dite? Avete letto 285 partite in A e non 259? Si, è vero, non vi siete sbagliati, ma prima abbiamo scritto "complessivamente", che significa compreso il campionato a due gironi del 1928-29 e fino al termine di quello del 1938- 39. Ma nelle statistiche si è soliti contare numeri e ogni altra sorta di cosa ad essi collegati a partire dal campionato 1929-30, il primo a girone unico della nostra serie A.



Ecco perché a Novara ha eguagliato Bernardini, che dal 1929-30 al 1938-39 con la Roma giocò proprio 259 partite di campionato, che diventano 285 solo con le 26 del torneo 1928-29. E’ chiaro che per il nostro Danielino, romano e romanista come pochi ce ne sono al mondo, si tratta di un traguardo storico e di fondamentale importanza per la sua carriera giallorossa, che già lo aveva portato ad eguagliare e poi superare un altro mitico capitano come Agostino Di Bartolomei. Basti ricordare quanto sentì l’importanza di aver giocato le stesse partite di una bandiera come Ago. Stavolta il caso ha voluto che raggiungesse Bernardini in una serata vissuta con la fascia al braccio per l’assenza di , del quale ovviatro del capannello che i giallorossi fanno davanti alla propria panchina prima dell’inizio della partita per caricarsi. In quel momento, con tutti i compagni abbracciati intorno, nella grinta di abbiamo rivisto quella dei grandi capitani del passato, che hanno sempre cercato di trasmettere agli altri componenti della squadra cosa significa indossare quella maglia giallorossa e giocare per questi colori