
IL ROMANISTA (S. ROMITA) - «È come il movimento della fisarmonica, non a caso lo strumento musicale principale per il Tango, aprire e poi chiudere. Ecco, pensate a questo: tutti avanti e poi tutti indietro, come un Tango».
Ora, la Roma di Luis Enrique ce li ha. Sia perché ha proprio numerosi argentini, sia perché sono abituati tutti a difendere e ad attaccare. Il principe della grande manovra, argentinissimo naturalizzato italiano è Osvaldo, la mitraglia di Buenos Aires, lerede di Gabriel Batistuta. Look da bello e dannato, un po pirata dei Caraibi un po signore, occhi profondi e sorriso sciupa femmine, Osvaldo danza in mezzo al campo come pochi. Ma, come ha tenuto lui stesso a precisare da quando è tornato in Italia, solo perché è molto maturato e non solo calcisticamente parlando. È arrivato con la famiglia e si è messo subito a lavoro a testa bassa. «Ho letto critiche anche dure, anche molto cattive ha detto a Roma Channel ma io non mi preoccupo di questo. Mi dispiace che i tifosi a volte neanche sappiano o minimamente si immaginino quanto stiamo lavorando duramente e quanta fatica facciamo». Che Osvaldo sia intelligente, spiritoso e simpatico lo si era capito. Che attendesse la fine della partita a Novara per svelare anche una grande umanità, con quellocchio pesto dopo lincidente dei primi minuti, era invece inatteso. Invece di godersi il gran momento personale da gran realizzatore pensa allinfortunio di Rossi e come dispiaccia e faccia anche un certo effetto spiacevole entrare nel giro della nazionale italiana a causa di un incidente accaduto a un collega. Poi, subito dopo, quasi a volersi far perdonare di tanto melodramma, la battuta a sorpresa tutta romanesca «Sì ma ora non me la "gufate" che Prandelli deve ancora decidere
».
Sì perché di romano e di romanista Osvaldo Simba figlio di Re Leone Gabriel ha già tutto: senso dello spirito, battuta pronta, e una scarsa propensione alla falsa modestia, che considera una gran forma di ipocrisia.
E così ecco la pubblica affermazione di non essere stato pagato affatto troppo, bensì troppo poco. «Io valgo molto di più». Sì Osvaldo vale moltissimo oggi, e non solo per i romanisti. Ai quali un centravanti strafottente e forte serviva come il pane. Uno che si scrive sulla maglietta della salute prima di un derby sfortunato quel Vi ho purgato anchio è uno che la curva Sud attendeva da tempo. Uno che, comunque fosse andata, era certo di metterla dentro almeno una volta. E la certezza dellappartenenza in toto ai nuovi colori, insieme alla sicurezza nei propri mezzi, è larma con cui Osvaldo ha conquistato tutti immediatamente: staff, compagni, giornalisti. E se in un inizio di campionato altalenante e di rodaggio per i giallorossi Osvaldo è già alle calcagna di Ibra e Klose, con 5 gol in 10 presenze, figuriamoci gli sfracelli quando tutto comincerà a girare come un motore perfettamente oliato.