Bojan: «Ho provato tutto»

06/11/2011 alle 10:00.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - È entrato e ha cambiato la partita, un po’ come faceva al Barcellona quando non era neanche maggiorenne. Ha toccato il primo pallone e ha provato il tiro dal limite dell’area, ha toccato il secondo e ha portato la Roma in vantaggio, ha toccato il terzo e ha messo in mezzo



Quando Bojan ha ripreso il telefono, dopo i cori dei tifosi (uno appena ha messo piede in campo) e gli abbracci dei compagni, era pieno di sms di complimenti, compreso quello del padre che ha detto: «Sono tanto felice per lui». Lui, il figlio, non si scompone e con la solita semplicità racconta solo cosa ha detto Luis Enrique alla squadra durante l’intervallo: «Ci ha consigliato di continuare come stavamo facendo, tentando magari qualche giocata. Quello abbiamo fatto e ci è andata bene».

Soddisfatto come Bojan anche che non solo ha fornito allo spagnolo l’assist del vantaggio (simile a quello per Simplicio contro l’Atalanta) ma sembra sempre di più uno dei leader di questa squadra: «Sono veramente tanto felice per questa vittoria – racconta in perfetto inglese – era importante per noi e i tifosi. Ed era importante anche vedere il vero volto di questa Roma».



Il bosniaco, che adesso si giocherà la qualificazione all’Europeo con la Bosnia contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo, racconta cosa è cambiato tra primo e secondo tempo: «All’inizio era tutto più difficile anche per le condizioni del tempo. Poi siamo cresciuti e siamo riusciti a fare il nostro gioco. La svolta? Sicuramente l’ingresso di Bojan è stato importante, anche se la vera svolta c’è stata con la parata di Stekelenburg». Così come Bojan, anche non vuole guardare troppo avanti: «Dateci fiducia e potremo arrivare in alto, ma con calma, partita dopo partita. Sinceramente – ammette – non vedo nessuna grandissima squadra in questo campionato. Noi siamo all’inizio, abbiamo molti giocatori nuovi e quindi dobbiamo rodare tutto». Compresa la sua posizione in campo, intermedio o trequartista: «Per me non è un problema, l’importante è avere molti palloni a disposizione perché così posso giocare bene. Non mi va di parlare sempre di questo, per me conta giocare e fare le cose che mi chiede l’allenatore». A sentirlo parlare, e a vederlo giocare, sembra un veterano. E invece, per fortuna della Roma, ha soltanto ventuno anni.