IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - Ha finalmente assaporato cosè lOlimpico in festa, Luis Enrique. «Mi piace quando il tifo ci sostiene così. E ho visto anche quanto piaccia, al pubblico, che la squadra sappia spingersi in avanti come ha fatto stasera». Aspettava da tanto quel Grazie Roma a fine partita, il tecnico giallorosso. Una prima vittoria casalinga, che è anche la seconda consecutiva in campionato. Con la squadra che ha saputo finalmente muoversi in velocità. «E il calcio che vogliamo dice ai microfoni di Sky. Con il possesso palla ma anche il chiaro obiettivo di andare in porta».
A differenza di altre volte, la squadra, subìto il gol, dopo qualche minuto di sofferenza si è subito ripresa. Segno di maggior fiducia? «Credo di sì. Sapevamo che sarebbe stata un partita difficile, contro la squadra più in forma del campionato. Ma devo riconoscere che i ragazzi hanno saputo far bene e meritano i complimenti». Quelli che, a lui e alla squadra, arrivano anche in sala stampa. Nella partita forse più bella, ma anche con il minor possesso palla. «Perché è uno sport che ha bisogno di due squadre. E noi abbiamo bisogno di farlo diventare unarma sempre più contundente. Siamo stati anche in difficoltà, perché avevamo di fronte un avversario che sa giocare, con Cigarini, Moralez e gli altri. Ma credo anche che il ritmo di gioco che abbiamo impresso sia stato migliore».
Lemozione della prima vittoria allOlimpico. Cera pressione, in tal senso? «No. Avevamo soprattutto bisogno di trovare la simbiosi tra tifo e squadra. E quando cè questa fiducia, lappoggio dei tifosi diventa importantissimo. E stato bello vedere che anche quando abbiamo incassato il gol, lOlimpico ci ha aiutato. Evidentemente, ai tifosi piace il calcio che proponiamo, lintenzione che mettiamo nellandare in gol, nel pressare alto, nel recuperare la palla velocemente Ed è importante sapere che lo stadio fa tutto il possibile per permetterci di ottenere la vittoria».
Questo non vuol dire che si senta più compreso dai tifosi che dalla critica. «Mi preoccupo soprattutto del mio lavoro e di fare del mio meglio nel rapporto con la squadra. Sono contento perché penso che per progredire su questa strada abbiamo bisogno di 24-25 giocatori e non solo di 12 o 15. Così come so che dopo due vittorie cè ancora tanto da migliorare». Fabio Simplicio? «E un esempio di ciò di cui sto parlando. La squadra non è fatta di pochi giocatori. Lui non è andato in ritiro, ma si è allenato, mi ha convinto e si è messo a disposizione. Complimenti per il suo lavoro e il suo ruolo».
Il tridente di ieri sera può dirsi quello titolare? «Sono contento di avere tante possibilità come punte: Borini, Borriello, Osvaldo, Bojan, Francesco, Lamela... E una situazione molto positiva. E ho bisogno di questa concorrenza. Non ci sono titolari, e gioca chi sta meglio. Pjanic unalternativa a Totti? Speriamo che giochino sempre insieme, perché più giocatori di qualità ci sono in campo, meglio è per lallenatore».
Il tema tattico gira sempre intorno al possesso palla. «E importantissimo continua il tecnico ma non deve essere in orizzontale, quanto piuttosto finalizzato allandar in porta e a far gol. Complimenti allAtalanta che ha saputo riequilibrarlo. Ma quando in una partita è al 50 e 50, non cè il controllo che io voglio. Perché se la squadra è lunga, è anche più facile da battere. Se si è più corti, invece, si riesce meglio a controllare tutte le situazioni di gioco. Nei calciatori deve esserci voglia e fame, e quando le cose vanno bene, ancora di più. E la sola strada che conosco. Ora cè il derby. Tenteremo di vincere, senza alcun dubbio. Ma di una cosa sono sicuro: che avremo sempre il tifo dietro di noi».