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Liguori: «Totti mi fa vincere Reja mi fa ridere»

15/10/2011 alle 11:21.

IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - «Come sto vivendo questo derby? In nessun modo. Sto solo aspettando che inizi. Niente di scaramantico, quindi. Non lo sono per natura». Alla vigilia della sfida di domani sera, è assolutamente tranquillo, Paolo Liguori, direttore di TGcom



Che partita si aspetta, domani? Bella. In altre occasioni ho pensato che non potesse esserlo, ma stavolta credo invece che sarà proprio una bella partita. Anche perché non possono sbagliarla, né da un parte né dall’altra.

E’ quindi una Roma che le piace, questa, e che la sta convincendo? Ancora no, ma penso comunque che potrebbe piacermi. Qualche segnale si è visto, soprattutto nelle ultime partite, ma c’è ancora da lavorare molto.

Come giudica il lavoro del tecnico, almeno fin qui? A mio parere, Luis Enrique è stato sia sottovalutato che sopravvalutato. Nel primo caso, perché si è detto che non avendo esperienza se non nella serie B spagnola, non sarebbe stato in grado di reggere l’impatto con il nostro campionato, così diverso. Nel secondo, perché, al contrario, venendo dal , non poteva che essere un fenomeno, come se fosse uno già affermato. In realtà, è un ragazzo, ancora molto “giocatore”.

E ha i pregi e i difetti di quelli che vengono dal campo. Come li aveva Roberto Mancini, o Mihajlovic, o lo stesso Montella. E quindi, sottovalutato dal punto di vista delle potenzialità tecniche che è in grado di esprimere, ma anche sopravvalutato riguardo al livello di esperienza realmente acquisita. Va però detto che lui è comunque cambiato rispetto ai primi tempi. Quando si è presentato un po’ come un bulletto, ripetendo a più non posso “qui decido io” o “non devo render conto delle mie scelte”. Che è tipico invece di chi non sa che pesci pigliare ed è insicuro rispetto alle decisioni da prendere. Allora ho pensato: questo qui va rassicurato. E, in questo senso, una grande mano, fraterna - meglio, da fratello minore - gliel’ha data proprio . Che forse è anche più maturo di lui. Dicendo pubblicamente che è a Luis Enrique che sarebbero spettate le decisioni, in modo che tutti pensassero questo, e che soprattutto lui, il tecnico, si sentisse gratificato nel proprio ruolo.



Una mossa felice, quella del Oggi sappiamo che, nel calcio, non c’è mai uno che decide da solo. E Luis Enrique dovrebbe saperlo. Perché decide il mercato, decidono i soldi, decidono i presidenti, e le campagne acquisti. Ma anche il buon senso, la gente, e alla fine, gli stessi giocatori in campo. Penso a tanti grandi allenatori che ho conosciuto, a loro modo “filosofi” straordinari, da Scopigno a Liedholm. Nessuno dei quali è mai stato “quello che batte i pugni sul tavolo e decide”. Neanche Helenio Herrera, che pure era uno che trascinava i giocatori a casa o li prendeva per le orecchie. Cosa che Luis Enrique non si sognerebbe di fare nemmeno lontanamente. Detto questo, se lui saprà smussare qualche lato del suo carattere, e riuscirà anche a far verticalizzare un po’ di più la squadra, le cose non potranno che

migliorare. Enrique viene da , e quindi ha certamente visto grandissimo calcio, però, anche qui da noi si sono avuti modelli pregevoli. Penso a Zeman o a Spalletti: nessuno dei due perfetto, ed entrambi con un organico incompleto, ma ugualmente in grado di esprimere buon calcio. Luis Enrique mi sembra che stia capendo tutto questo e, allora, sono fiducioso. 

E’ anche un segno di intelligenza, saper rinunciare a un atteggiamento un po’ “integralista”, come era sembrato il suo inizialmente?

A dir la verità, tanta intelligenza non l’ha dimostrata, altrimenti avrebbe capito da subito cosa andava cambiato. E invece, gli ci è voluta l’uscita dalla Coppa e, soprattutto, che il presidente americano tornasse dall’incontro con il Sindaco di Roma e gli dicesse “ma lo vuoi capire o no che devi lasciar stare ?”. Comunque, non sarà Schopenhauer, ma è ugualmente bravo. Simpatico. E gli vogliamo bene. Perché è uno che ha carattere, piace – mi sembra - ai giocatori, come tutti quelli che vengono dallo spogliatoio, di cui dicevo prima, da Mancini a Mihajlovic e Montella. Anche per un fatto anagrafico… E perché non sono santoni che si mettono su un piedistallo.



A proposito di , le sono piaciute le sue dichiarazioni dell’altro ieri?

C’è ancora chi lo discute come calciatore, mentre per me, da anni, è assolutamente indiscutibile. Mi piace invece parlare del persona, e della sua grandezza come uomo. Me ne sono reso conto soprattutto negli ultimi tre-quattro anni. è una grande persona. E’ uno che ha imparato tantissime cose dalla vita e sa leggerle, quando serve, anche in chiave ironica. Prima era solo uno che sapeva giocare bene a pallone, ora è uno che sa riconoscere le sfumature, e usa i sorrisi, gli ammiccamenti. Dimostrando di saper stare al mondo molto bene. E poi, è una persona buona e con valori sostanzialmente positivi. Nessuno vorrebbe un figlio diverso da . Già da quando aveva vent’anni. E oggi, credo che a tutti piacerebbe che fosse sposato con la propria figlia.



Quanto peserà la sua assenza in questo derby?

Basti dire che, per me, lui vale già metà del prezzo del biglietto. E la sua assenza, quindi, pesa sempre. Anche se non è detto che questo sia sempre negativo. Ci sono state partite in cui la sua assenza è stato uno stimolo per tutti gli altri. Penso al derby in cui era infortunato, e per tutti valse come una frustata, con Perrotta che fece il “” della situazione. Certo, è più difficile che ciò avvenga con giocatori del tutto nuovi…