
CORSERA (A. BOCCI) - Daniele De Rossi ha la faccia distesa dei giorni migliori. Ma nessuno si azzardi a sostenere che il merito è della fidanzata, l'attrice Sarah Felberbaum. «La mia vita privata andava bene anche quando ho tirato una gomitata a Srna e quando sono stato espulso a Bari».
La spiegazione, allora?
«In estate sono stato operato all'orecchio e sono dovuto rimanere a Roma. Così ho lavorato da solo. L'ho fatto volentieri e con impegno. L'anno scorso non ho giocato benissimo e ho sentito che intorno a me non c'era più la stessa fiducia. Avevo voglia di prendermi una rivincita».
E c'è riuscito. Nella Roma e in nazionale.
«Lo considero un momento positivo a 360 gradi. Gioco in due squadre che cercano il risultato attraverso il gioco. Luis Enrique e Prandelli concepiscono il calcio in modo diverso, ma sono simili».
Davanti alla difesa, o qualche metro più avanti?
«Fare gol per me non è un'ossessione. Se ci riesce Pjanic sono contento lo stesso. Nella Roma faccio una piccola variazione del ruolo, ma senza problemi. E mi trovo bene così. Lo farò finché Luis Enrique me lo chiederà. Lui non è venuto da Marte e sa dove giocavo prima. Magari questo ruolo è l'anticamera per un futuro da difensore».
E il suo contratto in scadenza nel 2012...
«Più se ne parla, meno ne vorrei parlare. Lo faccio con il mio procuratore e i miei dirigenti. Ho sentito tante cose, anche a sproposito, sulle cifre. In un modo o nell'altro, si troverà una soluzione».
Ma può andarsene a parametro zero?
«La mia volontà è di giocare altri 5 anni alla Roma e poi fare un'esperienza in un Paese lontano: Stati Uniti, Australia, Cina o Giappone. Ma bisognerà vedere se troverò un accordo. Non metterò pressioni alla società, né darò ultimatum, anche se questo contratto andava firmato prima».
A che punto siamo?
«In una fase di stallo. Non c'è accordo né sulla parte fissa, né su quella variabile».
Un'altra maglia italiana?
«Non esiste. A me piace il Napoli, ma non giocherò mai in quella squadra. In Italia, al massimo, potrei andare all'Ostia Mare...».
Vorrebbe rivedere Totti in azzurro, un'ultima volta?
«Sarebbe bello. Lui e anche Nesta, giocatori che non tramontano mai. Ma non credo che Francesco sia interessato a una partita d'addio. Se torna è per una nuova sfida».
Dalla Sensi agli americani: il salto come è stato?
«Con i Sensi stavamo da Dio, Rosella parlava con il cuore più che con il portafogli. I nuovi hanno una visione d'azienda, basta vedere come si muovono per il nuovo stadio. Il presidente DiBenedetto è preparato e sveglio: conosce il calcio meglio di tanti giornalisti e dirigenti».
Luis Enrique vi fa vedere i filmati del Barça di Guardiola o del Barcellona B?
«Il Barcellona vero è meglio non guardarlo, fa male a chiunque».