Borini: "Il confronto con Luis Enrique? Normale"

04/10/2011 alle 11:25.

IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - «Se sono pronto? Io sono nato pronto». Lo diceva Jack Burton alias Kurt Russell in

Eppure quella battuta gliel’hanno rubata. Perché nessuno più di lui è nato pronto. Pronto a lasciare l’Italia per l’Inghilterra pur di crescere più velocemente, pronto a debuttare con la Roma a San Siro, pronto a essere buttato nella mischia quando serve. Pronto sempre. E’ questo , una delle piacevoli scoperte dei romanisti nel primo mese di campionato. Uno che somiglia a Pippo Inzaghi (solo più veloce) e che è andato a scuola da Drogba, uno che è pronto ad esplodere in giallorosso e che in attesa del derby scalda i muscoli in under 21. Ed è proprio da lì, dal ritiro degli azzurrini che Fabio è tornato a parlare di Roma e dell’idea di calcio portata da Luis Enrique. Un’idea molto diversa da quella di Carlo , il suo allenatore al Chelsea: «Hanno due mentalità diverse - ha spiegato -. costruisce prima la fase difensiva. Enrique pensa che la prima difesa sia la fase offensiva. Ferrara è una via di mezzo». I romanisti, però, si tengono stretto il tecnico asturiano che sta convincendo anche i più scettici. Anche quelli che fino alla partita di Parma lo criticavano aspramente. Poi sono arrivate due vittorie e soprattutto si è cominciato a vedere il gioco voluto da Luis.
Quello che soprattutto col Siena era mancato e che il tecnico ha spiegato meglio nel confronto con la squadra. Quando ha detto chiaramente che quel possesso palla sterile non era ciò che voleva e che la squadra doveva sentirsi libera anche di tirare da lontano. La squadra ha capito e i risultati si cominciano a vedere. lo ha confermato ieri: «E’ stato un confronto lavorativo come si fa nelle grandi aziende. Ci si confronta e si fanno le cose insieme». E insieme la Roma si sta avviando verso il derby. Che per sarà pure il primo, ma ha già capito come funziona: «Non si fanno pronostici». Neppure sulla possibilità che lui sia in campo o no: «Sono una delle prime opzioni di Luis Enrique della panchina. A me va bene giocare». Sempre, anche contro il Liechtenstein («Prepareremo la partita come se fosse con la Germania o la Turchia. Se pensiamo che sia facile faremo poca strada»). Senza paura di nessuno. Perché è nato pronto.