IL ROMANISTA (M. IZZI) - Marc Bloch, uno dei più grandi storici di tutti i tempi era solito dire che chi faceva il suo mestiere, doveva avere il coraggio, ad un certo punto della sua ricerca di saper dire: «Non lo so». Tanto vero quanto doloroso ammetterlo:
Il trofeo che il presidente della FIFA aveva assegnato al club giallorosso, è stato infatti sottratto dalla bacheca romanista da un vile furto, tra la fine degli anni 60 e linizio degli anni 70 e da allora non se ne è saputo più nulla. I frequentatori di Porta Portese, per quanto riguarda i memorabilia giallorosse, favoleggiano di tanto in tanto di una: fonte sicura informata da amici degli amici del cugino di un tale che dichiara di avere il trofeo sulla mensola del caminetto della casa di campagna, ma si tratta di leggende metropolitane, equiparabili alle storie dei coccodrilli nel Tevere o allo sbarco dei marziani al Trullo. La Coppa se nè andata per sempre, come tante, troppe testimonianze della storia di questa squadra (siamo certi che la nuova Società saprà operare in modo lungimirante in difesa del patrimonio museale dellAS Roma), ma è rimasto il ricordo meraviglioso di quella vittoria. A dire il vero, nella bacheca dellAS Roma una Coppa delle Fiere cè.
A farla realizzare ha pensato, con un gesto davvero bello, il Presidente Sensi. E un gesto che non stupisce, perché il presidente del terzo scudetto, custodiva nel cuore il ricordo di quella conquista che coincise con linizio del suo mandato di Vice Presidente della Roma, sotto la presidenza di Anacleto Gianni. Fu lui ad organizzare il pranzo ufficiale offerto agli inglesi del Birmingham, e per questo, Franco Sensi non poteva mancare di restituire una replica (molto bella, ma a dire il vero piuttosto distante dalloriginale) della Coppa delle Fiere al Sancta Sanctorum giallorosso. Originali, sono invece le miniature del trofeo che in quellottobre del 1961 i calciatori giallorossi ricevettero in dono. Personalmente ho avuto il modo di vedere da vicino quelle di Losi e di Orlando e si è trattato di una bella emozione. Discorso più complicato riguarda le casacche indossate nella finalissima l11 ottobre 1961. Nel circuito dei grandi collezionisti romani, non è impossibile reperire il modello indossato nella gara contro il Birmingham, ma è praticamente impossibile stabilire con certezza assoluta se la casacca sia proprio la stessa della finalissima dellOlimpico. Si tratta di una maglia dal rosso tradizionale, accompagnata dallo stemmino con la scritta AS Roma, che rimase a lungo nella muta ufficiale dei calciatori romanisti. Qualche mese fa, Jimmy Harris, uno degli atleti del Birmingham a contendere la vittoria alla Roma, ha raccontato la sua versione del match. Una versione di parte, naturalmente, ma a tratti esilarante.
Harris racconta che lui e i suoi compagni, allingresso in campo vennero letteralmente innaffiati di sabbia dagli spalti dellOlimpico: «Lavevamo nel collo, nella bocca, dappertutto». Ricorda che il suo tecnico Merrick, nella sua autobiografia si riferì a quella gara ricordandola come: «Una partita infernale». Da buon inglese, Harris sorvola con eleganza sul trattamento ben poco friendly riservato ai romanisti nella gara dandata. Lì i nostri non vennero annaffiati di sabbia allingresso in campo, ma picchiati dal primo al novantesimo sotto il pacifico occhio del direttore di gara. Comunque sia, a 50 anni esatti di distanza seppelliamo lascia di guerra, anche perché il Birmingham, dal punto di vista storico ha fatto molto per mantenere viva la memoria di quella gara. Il club anglosassone, è giusto ricordarlo, realizzò un bel match programdella finale dandata, se avete un po di pazienza potrete anche riuscire ad acquistarne una copia su e bay e allo stesso modo, venne realizzato un elegante biglietto personalizzato. In Italia, questa abitudine al bello non cè mai stata, e addirittura da questanno, le cervellotiche leggi partorite negli ultimi mesi hanno eliminato addirittura la tessera, unistituzione che resisteva dal 1927.
Festeggiamo dunque i 50 anni della Coppa delle Fiere, un successo che ci ricorda un calcio certamente più genuino e che richiama pesantemente la Lupa al dovere di regalare quanto prima compagnia, nella bacheca sociale, a questa gemma solitaria. Per il momento ci teniamo negli occhi lincedere imprevedibile di Manfredini, la padronanza tra i pali di Fabio Cudicini, la velocità e la generosità di Capitan Losi e le figure di Angelillo, Pestrin, Corsini, Carpanesi, Orlando. Lojacono, Fontana, Menichelli, De Sisti
e di tutti coloro che contribuirono, assieme a Foni e a Carniglia a quellimpresa. Permetteteci anche di ricordare Vincenzo Biancone e Angelino Cerretti, due reduci della fondazione della Roma e della vittoria dello scudetto del 1942, che quell11 ottobre 1961 erano sul prato dell Olimpico a festeggiare, assieme ai giocatori, quel grande, indimenticabile, trionfo.




