
IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - Si dice entusiasta, Antonello Venditti, della nuova Roma. A cominciare dalla campagna acquisti, che definisce straordinaria per qualità tecnica.
«Per me - dice il cantautore - quello della Roma è davvero un grande mercato, sia per il presente che per il futuro. Un mercato di grandi talenti. Io li conoscevo già tutti perché, da amante del calcio, mi piace seguire gli altri campionati. Compreso Borini, che per molti era solo uno sconosciuto. E di tutti loro conosco la grande qualità, che fa di questa Roma una delle squadre più dotate tecnicamente. Vedo in giro, soprattutto, una grande curiosità. Sia in positivo che in negativo. Ci sono, certo, quelli che vorrebbero farla fallire. Penso a quei vecchi tromboni, che pensano di sapere tutto del calcio, e invece
Dallaltra parte, ci sono i ragazzi, i giovani e tutti quelli che pensano che il mondo possa cambiare. Che è poi ciò che va sostenendo lo stesso Sabatini, quando parla di rivoluzione culturale. E questo che mi fa pensare che si possa guardare al futuro investendo sui giovani. Un cambiamento epocale, che meriterebbe un discorso anche più vasto. Perché presupporrebbe anche lelaborazione di leggi che guardino in questa direzione. Partendo proprio dal fatto che tanti giovani italiani non trovano spazio nelle nostre squadre. Mi piacerebbe che le istituzioni competenti, a cominciare dalla Lega di Serie A, possano prevedere, ad esempio, che in Coppa Italia, due giovani della Primavera trovino posto a rotazione ad ogni turno».
Luis Enrique sembra molto attento a tutto ciò. Pensiamo alla scelta di occuparsi in prima persona delle squadre giovanili.
«Proprio così. Dove vi sono tanti campioncini che però, a differenza di quanto avviene in Spagna, non vanno a giocare in serie B con continuità. E una questione che andrà affrontata seriamente, altrimenti rischiamo che i ragazzi che non trovano posto qua andranno allestero ad arricchire altre società. Un problema che, in generale, riguarda tutto il nostro Paese. Pensiamo alla mancanza di fiducia verso tanti giovani cervelli che porta molti di loro ad emigrare, facendo fortuna altrove. Una rivoluzione, questa, che avrà bisogno di più timoni: le istituzioni del calcio, dalla Federazione alla Lega, ma anche le singole società, che dovranno investire in questidea, e naturalmente le televisioni».
In questo senso, la società giallorossa ha probabilmente indicato, prima di altre, una strada nuova.
«La conferma viene dal grande interesse che cè oggi verso questa Roma, soprattutto da parte dei giovani. Lo vedo anche da come procede la vendita dei biglietti per questa gara con il Cagliari. Io stesso, che sabato sera sarò a Genova per un concerto, ho già messo in conto di rientrare in tempo, domenica, per la partita. Sarà il mio ritorno allo stadio dopo qualche anno di assenza. E questo ti dice tutto».
Cosè che ti sta piacendo di più di questa rivoluzione?
«Vedo curiosità e mente a giocare al calcio. Confido molto in quella che sarà la nuova cantera giallorossa. Anche se oggi sembra formata per lo più da argentini o spagnoli. Ma lo è anche grazie ai Viviani, ai Verre o ai Caprari. Io, ad esempio, credo molto in Crescenzi, che avrei tenuto perché a mio parere è già un giocatore pronto».
E del tecnico, Luis Enrique, cosa pensi?
«Credo che servirà che qualcuno gli traduca in spagnolo quanto cè della nostra storia in ogni partita. Perché entri anche lui nei meccanismi che fanno sì che una gara con il Catania o con il Brescia abbiano un determinato significato. Così come non cè nella storia che si possa togliere Totti per Okaka. Non è infatti un problema di potere, ma di sapere, capire, conoscere».
La querelle nata intorno al Capitano sembra fortunatamente rientrare nella giusta dimensione. Come lhai vissuta?
«Torno a dire che non è una questione legata al potere, quanto invece al sapere. Totti sa, perché lui è la storia di questa Roma. Il suo talento, la sua esperienza, e la sua contemporaneità, visto che continua ad essere il giocatore migliore e più importante di questa squadra, fanno sì che ne sono certo Totti si innamorerà di Luis Enrique e del suo progetto. Le sue parole lo dimostrano. Farà tutto meno che tirarsi da parte. Perché capirà, da ragazzo intelligente qual è, di poter essere lui il primo costruttore di questo progetto. Perché questa è una squadra piena di talenti. E se Francesco ci crede e si mette a capo di questimpresa, credo che ci divertiremo veramente».
Un mercato che ha visto anche alcune cessioni.
«Non facciamo le vedove di Vucinic e Menez, perché obiettivamente hanno deluso. E lo dice uno che è stato un grande fan del francese. E che addirittura ne caldeggiò lacquisto, visto che mi trovavo a Montecarlo quando fu preso dal Monaco. Come dire un colpo al cuore, la sua cessione. Ma è pur vero, e il popolo romanista lo sa bene, che sono loro due ad aver voluto lasciare la Roma. E non il contrario. Nessun rimpianto, quindi. Anche perché, quando vedremo Pjanic o Lamela, sono certo che ce ne innamoreremo. Sempre ricordando, però, che la cosa più importante è la Roma».
Un mercato, insomma, che come mi dicevi ti ha convinto pienamente.
«Perché Sabatini ha capito da subito che il livello della Roma non poteva che essere quello. A cominciare da un portiere come Stekelenburg, una prima scelta in assoluto, per finire a tutti gli altri, che sono del suo stesso valore».
In questo senso, le prime uscite, comprese le gare con lo Slovan, non dovrebbero far testo, vista lassenza di quasi tutti gli ultimi arrivati e dello stesso De Rossi.
«E così. Anche perché i giovani, intendo quelli del vivaio, non possono essere messi in campo tutti insieme. Lo faceva in passato Capello quando non aveva interesse per una competizione e preferiva uscirne. O magari perché voleva far vedere che la panchina della Roma non cera. E comunque, lasciamelo dire: concordo pienamente con il presidente (DiBenedetto, ndr) quando dice che è stato un bene uscire dallEuropa League. Penso a quegli impegni al giovedì, su campi improbabili! Per carità! Ricordiamoci che fummo eliminati dallAtalanta in Coppa Italia nellanno in cui poi vincemmo lultimo scudetto. E allora, prendo questultima eliminazione come portafortuna. Hai visto mai
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