IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Più Curci che Lobont. Sono queste le indicazioni, anche se forse sarebbe meglio dire sensazioni, che arrivano da Trigoria in vista della partita di domani sera. Chiunque dei due venga scelto da Luis Enrique vivrà una giornata particolare. Una partita da ex, nel caso in cui toccasse al ragazzo cresciuto nelle giovanili giallorosse, che nella città del Palio ci è stato per due stagioni.
«Ho lavorato con Curci per 4-5 anni quando era ragazzo, lo ritrovo ora da uomo e sono convinto che cè del materiale su cui lavorare. Curci deve fare uno scatto a livello mentale, allenamento dopo allenamento si riscontrano doti tecniche indiscutibili. Se riesce a farlo avremo un grande portiere. Ricordo che nei primi mesi a Genova e Siena ha risposto alla grande. Per fare il salto di qualità un portiere deve lavorare tantissimo e non lasciarsi sfuggire le occasioni che capitano. Riguardo a Lobont non sono io a scoprirne lesperienza. In allenamento lui si comporta bene, ma in una partita importante come quella contro lInter avrebbe potuto tentare qualche presa in più, ma ci può stare. Il terreno e questi palloni imprevedibili aiutano di certo gli errori».
In ogni caso, uno dei due avrà qualche settimana a disposizione per mettersi in mostra e per non far rimpiangere troppo Stekelenburg. A proposito del quale Tancredi ha spiegato:
«Siamo tutti contenti di averlo rivisto a Trigoria, dolorante come è ovvio, ma pronto per il recupero. Sulla tempistica del suo rientro lo potrà valutare solo il nostro staff medico dopo ulteriori visite. La reazione di Stekelenburg al duro colpo è un fatto oggettivo, già averlo qui allindomani di Inter-Roma è indicazione della forza mentale del ragazzo. Siamo chiari, Stekelenburg è un portiere di levatura internazionale, ha giocato un mondiale ad altisimo livello. La scuola dellAjax è allavanguardia nel gioco con i piedi, ed essendo un portiere molto alto con lui si lavora soprattuto con la reattività». Insomma, lolandese è e resterà il primo portiere della Roma, anche se Tancredi ha qualcosa da ridire sulla definizione: «Esiste un portiere, non ci sono categorie di primo o secondo portiere. Chi va in campo deve essere concentrato, chi è in panchina lo deve essere allo stesso modo, pronto ad entrare in qualsiasi momento. Non esiste più il classico ruolo di primo portiere, soprattuto chi gioca la Champions deve avere a disposizione tre numeri uno di livello. Inoltre tutte le squadre di prima fascia hanno ormai a disposizione monitor per studiare ogni fase di gioco, ogni azione. Noi usiamo molto questo tipo di supporto per preparare una partita, la tecnologia aiuta tantissimo».