Roma a terra

24/09/2011 alle 10:20.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - Un uomo solo. Di solito si sente così un allenatore in crisi di risultati. La lista dei potenziali sostituti cresce di giorno in giorno e alla fine sono in pochi a salvarsi dalla scure dell’esonero. Con Luis Enrique non è (e non sarà) così. La Roma non ha vinto una partita su cinque giocate, è già fuori dall’Europa, gioca un calcio noioso e vulnerabile eppure nessuno pensa a mettere alla porta lo spagnolo. Luis Enrique non è un uomo solo, ma in difficoltà.

«Dobbiamo ritrovare allegria - ha detto, spalleggiato dal mental coach Lorente - e credere in quello che facciamo. Siamo troppo lenti, gli attaccanti non aiutano a recuperare la palla, facciamo troppi passaggi in orizzontale: così non siamo una squadra». Questo, in soldoni, il discorso fatto ai giocatori che continuano ad ascoltarlo, seguirlo e annuire. Forse il problema sta proprio qui. Nessuno se la sente di uscire dallo spartito, da un mai così dedito alla causa fino all’ultimo dei ragazzini. Mai un guizzo, mai un movimento fuori dagli schemi. Anche chi gioca fuori ruolo si attiene allo spartito. I risultati, però, non arrivano e adesso ogni avversario fa paura. Domani c’è il Parma, poi l’Atalanta e meno male che il derby arriva dopo la sosta. Luis Enrique non intende cambiare. Il modulo resta il , il sistema di gioco identico, (che a Parma potrebbe riposare) è il trequartista, gli attaccanti, che siano Osvaldo o , devono partire larghi. L’allenatore continuerà a comunicare i convocati per le partite casalinghe il giorno della partita ma la cosa sta disturbando più di un giocatore. Dal gruppo compatto con l’allenatore iniziano a staccarsi i primi pezzi: Juan non ha ricevuto spiegazioni per la mancata convocazione di giovedì e ci è rimasto malissimo, Cassetti si sente l’ultima ruota del carro, Rosi e Simplicio sedotti e abbandonati, Heinze e Gago hanno capito di essere riserve, Borriello vorrebbe essere altrove. Anche la gestione dei portieri ha creato problemi. Tancredi aveva puntato su Curci, il tecnico ha preferito schierare . Per nascondere i problemi servono le vittorie, prima che l’anestesia di un ambiente incredibilmente quieto finisca il suo effetto. A Trigoria ieri è apparso uno striscione d’incitamento: «Daje Roma». I tifosi sono cambiati, adesso tocca a Luis Enrique.