Luis Enrique a Parma deve vincere: «Ma anche se perdo non mi dimetto»

25/09/2011 alle 11:03.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - Teso e spavaldo. Luis Enrique indossa la corazza e continua la sua battaglia. I nemici, attorno, aumentano, ma ci sono i dirigenti e la maggioranza dei giocatori a proteggergli le spalle. Stasera a Parma il sesto tentativo per centrare finalmente una vittoria

La squadra, tranne poche eccezioni, continua a seguirlo, con fin troppa disciplina. In campo, però, non riesce ancora a mettere in pratica gli insegnamenti di Luis Enrique. «La comprensione dei giocatori è migliorata ma la partita con il Siena è stata bruttissima: quello che si è non è il mio modello di gioco. Ovvero? Avere la palla per superare le linee, arrivare in area avversaria col maggior numero possibile di uomini d’attacco e fare gol». Peccato che la Roma non lo faccia quasi mai. La troppa distanza tra e la porta è la tesi accusatoria più in voga. «Francesco ha libertà totale di muoversi, è il calciatore con più qualità della squadra - spiega l’allenatore - non sono preoccupato dal ruolo in cui giocano alcuni, ma dalla situazione generale che non è favorevole. Sono responsabile di tutto il male che sta succedendo, però continuo a lavorare per invertire la rotta. Di certo non farò mai nulla che possa essere un male per il gruppo». Si irrigidisce, come mai gli era successo, quando gli fanno notare che a Trigoria e a più di qualcuno sostiene: «Luis Enrique diventerà un grande allenatore». Come a dire: ancora non lo è. «Chi lo ha detto? - chiede infastidito l’asturiano - Sono un buon allenatore e dico "buono" perché sono modesto... ». Cosa c’è dietro tanto nervosismo sull’argomento? Per caso Luis Enrique ha intuito che qualcuno non crede davvero in lui? «È un momento delicato - aggiunge - e non si possono dire queste cose ridicole: anche mia nonna che è morta diceva che sapeva quando sarebbe piovuto... ».

Ci vorrebbe un veggente pure per intuire la formazione di stasera. Si possono comunque escludere rivoluzioni tattiche e «se cambierò uomini - dice il tecnico - lo farò perché tre partite in una settimana sono uno sforzo fisico importante». non sembra stanco e dovrebbe esserci, ai suoi lati i soliti quattro uomini si giocano due posti: Osvaldo e Bojan stavolta partono leggermente favoriti su Borriello e . In difesa l’unico pezzo dovrebbe cambiare a destra: fuori Perrotta e dentro Rosi. Il centrocampo sarà lo stesso di giovedì scorso, schiena di Pizarro permettendo: stamattina il test decisivo, se non lo supera tocca a Perrotta. Dall’altra parte c’è un Giovinco che improvvisamente sembra diventato un gigante. «Sono preoccupato per il loro contropiede del Parma - ammette "Lucho" - e la loro forza in casa. Ma conosco le soluzioni: in Spagna è ancora più difficile, la pressione dell’avversario è più alta». Per fermare la Roma, fino ad ora, è bastato molto meno.