
LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Daniele Conti invece di Totti, El Kabir invece di Bojan e soprattutto Massimo Ficcadenti invece di Luis Enrique. «Ci vuole tiempo» dice lasturiano col pedigree del Barcellona, uno che soffre il calcio italiano: 17 anni fa Tassotti gli rifilò una proditoria gomitata
Le parole dordine sono aspettare e pazienza. Aspetta anche DiBenedetto: «Ho visto e apprezzato i progressi, spero che il lavoro presto dia i suoi frutti anche in termini di risultati». Insomma ci vuole tiempo. Tutto il tempo che vuole, per carità, anche se Ficcadenti al Cagliari è arrivato dopo Ferragosto, sostituendo Donadoni, e quindi ben dopo di lui alla Roma, dove tanto spendere e spandere per ora ha fruttato zero. La ricerca di alibi fornisce poco: il caldo allOlimpico era asfissiante ma faceva ribollire sia Roma che Cagliari, lespulsione di José Angel nel secondo tempo è stata un po fiscale, ma è stato espulso il giocatore che ha fornito involontariamente a Conti lassist per il vantaggio del Cagliari. La rivoluzione totale non si vede, la squadra ha imboccato la strada alla rovescia.
Luis Enrique non sembra spaventato - «Non sono preoccupato para nada» - e tiene poco in conto le fibrillazioni del calcio italiano: sabato sera la Roma giocherà a San Siro contro lInter e così rischia di arrivare alla partita col Siena già con un forti fibrillazioni sulla panchina. «Lo scorso anno col Barça B alla quinta eravamo penultimi, lanno prima altrettanto». Normale, dunque. Facendosi violenza Roma cerca di trovare la pazienza che lo scorso anno ad esempio permise allUdinese di superare ben 4 ko allavvio. A Udine è possibile, ma a Roma? Sei giocatori nuovi (Stekelenburg, Heinze, José Angel, Pjanic, Osvaldo, Bojan) stavolta Enrique ha tenuto Totti, migliore dei romanisti, lintera gara in campo, ma gli ha affiancato due attaccanti -
Osvaldo e Bojan - di gran lunga meno tonici di Borriello. Che non avendo mai giocato in Spagna, non è alla moda, ma quando è entrato un po di sostanza lha data. Il rapporto con Totti è sempre incerto. «Può dare molto di più? Lo credo anche io, lo conosco molto bene» dice Enrique. «Lidentità la squadra ce lha - ha rassicurato De Rossi - non vedo affatto un allenatore distaccato, sto bene con lui».
La cosa che più ha colpito non sono stati tanto gli errori del secondo tempo quanto la noia di tutto il primo, giocato sotto ritmo, in un tran tran che rientrerà pure nello schema ma che annoia e non è spettacolo. «Sono ottimista - ripete lasturiano - coi giocatori e col club sono in perfetta sintonia. Se qualcosa ancora non funziona è colpa mia, quando il gioco arriverà faremo tanti gol. In ogni caso la mia maniera di vedere il football è questa e non penso minimamente di cambiarla».