Colantuono, romanista degli Usa

30/09/2011 alle 10:33.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Domenica 28 settembre 1987 il sottoscritto, all’epoca “detenuto” presso il V° ginnasio del Liceo Statale Augusto, era impegnato a fingere di tradurre una versione dal greco, una lotta impari e disperata. Stefano Colantuono, quello stesso giorno di 24 anni fa (non c’è giustizia nella vita), affrontava Diego Armando Maradona allo Stadio “Partenio” in qualità di difensore dell’Avellino. E questa posso anche perdonargliela, ma sempre nel giugno di quell’anno, l’attuale Mister dell’Atalanta esagera (il troppo stroppia), e si prende anche la maglia dell’A.S. Roma. La squadra giallorossa, sotto la guida di Angelo Benedicto Sormani, stava infatti partendo per gli States per prendere parte alla Copa de Oro un torneo organizzato dalla Federcalcio Messicana per festeggiare il 60° anniversario della sua fondazione. Alla competizione, oltre alla Roma avrebbero partecipato il Club America e il Vasco Da Gama nel girone A e il Guadalajara, il Dundee United e il Rosario Central nel girone B.

La Roma arrivava a questo impegno finale della sua stagione con l’organico ridotto all’osso. Nela e Baroni erano infortunati, il danese Bergreen, si era chiamato out, in quanto in rotta con la Società, mentre Giannini e Baldieri erano stati rispettivamente convocati dalla Nazionale maggiore e da quella militare. In fretta e furia si corse ai ripari, sollecitando l’Avellino del vecchio amico di Nils Liedholm (che stava per riprendere la guida della Roma), Luis Vinicio. I contatti erano stati approfonditi proprio in occasione dell’ultima giornata di campionato, il 17 maggio 1987. La Roma doveva scendere in campo ad Avellino e al termine della gara, il neo direttore sportivo giallorosso, Pierpaolo Marino, che fino a due stagioni prima aveva ricoperto il medesimo ruolo nell’Avellino, caldeggiò la richiesta della Roma di ottenere tre giocatori in prestito per il viaggio negli USA. Il Club irpino fu generoso, concedendo il grande fuoriclasse Dirceu, l’ex romanista Sandro Tovalieri e il romano Stefano Colantuono. Detto questo alle ore 13:00 del 6 giugno 1987, Colantuono si trova all’aeroporto di Fiumicino assieme a capitan Carlo , Bruno Conti, Franco Tancredi, Roberto Pruzzo e a tutta la Roma, in attesa del decollo.

Lo aspettano 16 ore e mezzo di volo, con scali a Milano, Chicago e infine Los Angeles. Deve essere stato un volo piacevole per Colantuono, che dopo una carriera di gavetta assoluta (sino a quel momento aveva giocato nel Vis Velletri, nella Ternana, nell’Arezzo, nel Pisa e, per l’appunto nell’Avellino), stava finalmente per coronare il sogno di giocare in una grande squadra, per lo più, quella della sua à natale. All’arrivo nell’albergo di Los Angeles, situato a quattro passi dal “Forum”, il palazzetto dove giocavano i mitici Los Angeles Lakers, Colantuono, si vede passare davanti Larry Bird e gli altri giganti della squadra dei Boston Celtics. Come cambiamento, dalla “vecchia e cara” Avellino, non c’è male. L’11 giugno l’NBC, chiede (e chissà poi perché non ottiene) di poter trasmettere in diretta l’allenamento della Roma, Colantuono rischia di trovarsi in onda sulla Costa Californiana, la stessa che ha ispirato a Italo Calvino parte del materiale contenuto nel suo libro antologico del 1984 “Collezione di sabbia”. Il debutto di Colantuono nella Roma arriva il 14 giugno 1987, contro l’America di à del Messico (scenderà in campo anche con il Vasco da Gama e il Guadalajara, mentre si accomoderà in panchina nella sfida con il Rosario Central). Si gioca al Memorial Coliseum, l’impianto in cui si sono celebrate le grandi Olimpiadi del 1984. di quella Roma è come detto Carlo , ma a farla da mattatore in quella gara è Ziby Boniek, che segna una doppietta. Per celebrare quel successo Colantuono e gli altri giallorossi, si recheranno in un ristorante di Beverly Hills. Insomma un sogno ad occhi aperti, con il grande calcio finalmente vissuto da protagonista. Non c’è nessuna dichiarazione di Colantuono che lo confermi, ma è probabile che l’allora calciatore dell’Avellino (che contro il Guadalajara subì un’espulsione che non fece certo piacere a Dino Viola), avesse almeno per un attimo accarezzato l’idea di poter restare in giallorosso, la sua avventura terminò invece con la tournee americana e oggi, per uno scherzo del destino, la sua Atalanta, sarà la prima squadra affrontata da Thomas Richard Di Benedetto, neo presidente americano, nella pienezza della sua nuova carica.