IL ROMANISTA (V. META) - Lultima volta che è stato a Coverciano aveva con sé la solita borsa della Roma e insieme alla Primavera passava nel centro tecnico la notte prima della finale di Coppa Italia. Quando ieri mattina ci è tornato, Federico Barba il borsone non ce laveva, visto che quello azzurro con lo stemma della nazionale viene fornito ai giocatori quando si presentano alla prima convocazione e per il numero cinque della Primavera il battesimo azzurro è arrivato proprio con lelenco diramato dal ct dellUnder 19 Evani qualche giorno fa. «Sono contento - ha detto Barba dopo il 6-1 al Pescara in campionato
. E fra le immagini che meglio raccontano quella giornata ce nè una di Barba che rincorre Ciciretti subito dopo la rete che avrebbe consegnato il tricolore alla Roma. E pensare che solo fino a un paio di giorni prima della partenza per Montepulciano, Federico si chiedeva quanto spazio sarebbe riuscito a ritagliarsi in quelle final-eight: al centro della difesa i titolari erano Orchi (o Caratelli) e il capitano Fabrizio Carboni, mentre la fascia sinistra - dove Stramaccioni laveva talvolta dirottato - era dominio pressoché esclusivo di Guglielmo Amendola. Senonché linfortunio di Sabelli costringe Stramaccioni a spostare a destra Caratelli, che però proprio alla vigilia della partenza si fa male a sua volta. Il tecnico ha finito i terzini, così chiama in causa Barba, che a destra non ci ha mai giocato, ma a vederlo in campo contro la Fiorentina di Matos non se ne accorge nessuno perché non sbaglia niente. Lo sconfinamento a destra resterà una parentesi di gloria, visto che con il passaggio in Primavera torna a fare il centrale, alternandosi con Orchi quando cè da sostituire Antei o Mladen. Chiude con 15 presenze in campionato e il secondo scudetto consecutivo. Con la promozione a titolare le responsabilità sono aumentate, tanto più adesso che un brutto infortunio lo ha privato del compagno di reparto Orchi. Che nellaria ci fosse profumo dazzurro si era intuito già sabato scorso a Trigoria, con il ct Evani in tribuna. «Comunque vada, sarà unesperienza in più» dice Federico, pronto a giocarsi le sue carte per andare in Svezia. In fondo per uno che ha visto da vicino la Champions League - era fra i raccattapalle di Barcellona-Machester allOlimpico - nessun sogno è fuori portata.