CORSPORT (L. CASCIOLI) - Alla fine, più che il tremor poté il digiuno. La Roma aveva una gran fame di vincere e allora, più del gioco (ancora in abbozzo), più delle sofferenze patite in campo, più della commovente generosità agonistica, più dello spirito di sacrificio, a saper conquistare questa prima vittoria è stato il forte stimolo, avvertito da tutti, di azzannare i tre punti. Dopo tante partite finite stringendo solo un pugno di mosche, alla fine sembrava che i giallorossi avessero vinto un altro scudetto. Erano tutti 'aux anges', come ha detto Pjanic in un perfetto francese: erano cioè al settimo cielo. Totti, De Rossi e compagni si abbracciavano, si annusavano, lacrime agli occhi, soffocando le grida di piacere.
Ormai comunque le cose sono abbastanza chiare. Ci vorrà tempo. La Roma mette in mostra alcuni progressi, ma stenta ad uscire dal bozzolo per trasformarsi in farfalla. A tratti è ancora un bruco che si attorciglia attorno al suo filo di seta, rischiando di strozzarsi. Il gol di Osvaldo la fa più leggera e frizzante, come avesse ingerito una pasticca di aspirina. Gli scambi acquistano velocità, i centrocampisti cercano la profondità. Ma poi Luis Enrique riprende a guardare il cielo, come certi santi nei quadri religiosi, mentre la squadra si contrae di nuovo. Ma si contrae senza paura grazie ad Heinze, reagisce con stile grazie a Pjanic. E allora l'allenatore azzarda anche la carta Bojan, nel tentativo di tenere alto il tasso tecnico. (...)
Tre punti, in un campionato dalla classifica così corta, vogliono dire tanto. E la stella di prima grandezza di questo strano torneo è proprio quell'Atalanta che si accinge a scendere sabato all'Olimpico per dare un seguito al suo momento magico. Intanto partono troupes di operatori televisivi alla volta di Bergamo, per raccontarci la nuova protagonista del campionato, attraverso filmati e interviste che oscilleranno, ne siamo certi, tra l'eterno compiacimento per la vitalità della provincia calcistica italiana e una sufficiente ironia. La Roma però farà bene a smettere subito di abbracciarsi. C'è un altro Annibale alle porte.