
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - A volte le smentite rischiano di fare più rumore di ciò che viene smentito. Per delucidazioni, chiedere a Claudio Ranieri: un durissimo attacco a Totti, prima. Poi, una parziale retromarcia, che non fa che confermare le accuse più dure
I sei mesi passati dal suo addio spontaneo alla città e alla squadra del cuore non sono bastati evidentemente a Ranieri per mettere da parte le crepe nel rapporto, nate dopo lesclusione del capitano a Milano, per far posto alla controfigura di Adriano, e il suo inserimento in campo a 4 minuti dal termine di Samp-Roma. Dopo un primo chiarimento telefonico tra i due, la smentita serale mediata dal portavoce del tecnico: «Mai detto che è pigro». Più che altro, la conferma tacita di ogni altra considerazione. Del confronto con Del Piero, ad esempio: «Alex, dopo una seduta intensa, continuava a giocare. Totti invece andava subito via. Se gli chiedevi uno sforzo supplementare, prendeva il pallone, ti diceva lo metto là, e poi rientrava negli spogliatoi». Se non altro, resta la stima per «un bravissimo ragazzo, generoso, che se avesse lasciato Roma avrebbe vinto parecchi palloni doro».
Ranieri si aggiunge così a quei tecnici che, lasciata la capitale, non hanno mancato di stuzzicare, se non entrare in aperta polemica,con Totti. In principio fu Carlos Bianchi: «Totti? Uno normale». In seguito, schermaglie con Capello, che rispose al capitano («Consigliava ai giovani di non frequentare me e Cassano»), con quella che sembrò una minaccia: «A Francesco dico solo ricordi Napoli del 2001... lui lo sa». Infine Spalletti, che per il primo titolo con lo Zenit rispose con malcelato rammarico ai complimenti del capitano: «Avrei preferito avesse detto qualcosa in più quando sono andato via da Roma». In mezzo, Zeman: «Totti è il numero uno, più di Del Piero e Cassano». Intanto, è nella lista Uefa presentata dalla Roma: esclusi a tempo solo i nazionali under 20 Lamela e Nego.