IL ROMANISTA (C. FOTIA) - Lalba della nuova era romanista non potrebbe nascere senza labbraccio del suo popolo. Senza questa passione, questo fiume immenso che oggi, tenendosi per mano, sfidando ferie, caldo e gufi, riempirà lOlimpico, la Roma non esiste
La Roma che Mr Tom e i suoi soci americani hanno affidato a Lucho, a Sabatini, a Baldini, ha nelle sue radici unattitudine al cambiamento che con Liedholm, con Franco Sensi, con Zeman, con Spalletti, con Totti, ha sempre sfidato i luoghi comuni, le pigrizie, le caste del calcio italiano.
Il popolo romano e romanista la rivoluzione ce lha nel Dna. Dietro la sua apparente indolenza si cela il coraggio visionario della Repubblica Romana, e non farà fatica a seguire i nuovi garibaldini giallorossi, lasciando alle loro inutili esistenze gli ultimi epigoni delle truppe papaline, per i quali la breccia di Porta Pia non è mai esistita. Oggi, in questo stadio pieno di suoni, di cuori, di colori, una Roma dassalto scende in campo per esaltare i tifosi, convincere gli scettici, scacciare i corvi. Il risultato conta, eccome, ma, come ha detto Luis Enrique, conta "la comunione" tra questa squadra e il suo popolo. Contano limpegno, la convinzione, il coraggio.
Conta la classe, quella dei suoi portabandiera, dei campioni di oggi e di domani. La cantera giallorossa non è un sogno, anche se i sogni aiutano a vivere e chi non sa sognare non sa neppure vivere, ma una realtà in opera, un progetto concreto, una sfida a tutti i conservatorismi che hanno trovato nel Corriere dei Gufi e in tanta parte dellinformazione stampata o via etere romana i loro portavoce.
Fateci caso: alla nuova Roma non si perdona nulla: tutte le sue scelte di mercato sono o sbagliate o troppo costose, lallenatore non è allaltezza, lo staff dirigenziale un disastro, ogni normale dialettica di spogliatoio diventa loccasione per montare casi inesistenti. Non cè altra squadra in Italia che sia trattata così. Noi cantiamo fuori dal coro del conformismo antiromanista: siamo orgogliosamente e per libera scelta dalla parte della rivoluzione romanista. La sosteniamo con tutte le nostre forze e in piena autonomia. Convinti di interpretare lanimo delle decine di migliaia di romanisti che oggi affolleranno gli spalti e che hanno capito perfettamente che tutta la canea dei gufi, dei corvi e dei soloni incipriati urla solo per difendere piccole posizioni di potere e di privilegio, non certo nellinteresse della Roma e del suo popolo. A tutto questo diciamo basta!
Esigiamo rispetto per il nuovo ciclo giallorosso che vuole cambiare le vecchie e decrepite consuetudini del calcio italiano e fare della Roma il laboratorio di una nuova idea di calcio. Questa mattina, nel bar di una periferia che fu culla di uno dei primi Cucs, ho incontrato una signora anziana, che portava sul volto il segno di tante sofferenze e indossava una maglietta giallorossa con questa scritta: "Chi lotta può anche perdere, chi non lotta non vince mai". Mi sembra il modo migliore per salutare lalba della nuova Roma