
IL ROMANISTA (M. IZZI) - Ad arrabbiarsi... a dire la verità ci siamo arrabbiati tutti. Non fosse altro perché la memoria è corsa distinto alla brutale batosta del 13 agosto 2010, con i cinque, dicesi cinque gol rimediati ad Atene contro lOlympiacos. Anche in quelloccasione Lobont era stato protagonista del primo tempo per poi lasciare la porta nel corso della ripresa (la scorsa stagione nientemeno che a Doni, attuale estremo del Liverpool).
Anche in quelloccasione Lobont era stato protagonista del primo tempo per poi lasciare la porta nel corso della ripresa (la scorsa stagione nientemeno che a Doni, attuale estremo del Liverpool). Le analogie tra le due annate, nella speranza di tutti i tifosi, finiscono qua, ma il solo fatto che un parallelo del genere si sia creato da fastidio. Del resto le debacle estive non sono forzatamente segnale di sventura inevitabile. Ecco subito un esempio
Iniziamo da una Roma fantastica, quella allegramente derubata dello scudetto nella stagione 2007/08. Una squadra che allinizio del campionato sembrava una sorta di calcio balilla, con Spalletti che mette dentro il boccino e questo che, senza che lavversario possa accennare una mossa, senza che neanche possa muovere un sopracciglio, finisce in rete. Ricordate il debutto in campionato di quella Roma? Si giocava a Palermo con i rosanero guidati dalla coppia Amauri- Miccoli, e con i nostri privi di quattro titolari (Juan, Pizarro Mancini e Perrotta). Dopo tre minuti Mexes ci porta in vantaggio, mentre il raddoppio, con una botta devastante da oltre trenta metri è di Aquilani. Quella prestazione impressionò tutti, mostrando una squadra in salute che avrebbe confermato nei mesi a venire tutte le sue ambizioni.
Ebbene quella stessa squadra firmò uno dei precampionati più disastrosi della storia del calcio. Cinque partite, con tre sconfitte agghiaccianti (4-0 contro il Borussia Dortmund il 22 luglio, 2-1 con il West Ham United il 4 agosto, 5-2 con la Juventus l11 agosto), un pareggio (con il Bayern Leverkusen il 29 luglio) e unumiliante vittoria di misura (1-0 strappato al Frosinone il 9 agosto). Tra laltro, la batosta con il Borussia fece ancora più male per la disastrosa concomitanza con la prima assoluta della maglia celebrativa degli 80 anni della Lupa. La Roma scese infatti in campo con una casacca bianca ornata dalla coccarda della Coppa Italia, dal logo dellottantesimo e dalla scritta SPQR . vederla perdere contro la squadra allenata da Doll, non fu esattamente il massimo, eppure, tre giorni dopo la fine del precampionato, il 19 agosto 2007, arrivò la vittoria in Supercoppa Italiana e poi, come già detto, una stagione con i controfiocchi.
Altra figura, non proprio edificante, la fece la Roma più forte del periodo anteguerra, quella per intenderci che a Campo Testaccio aveva rifilato 5 gol alla non proprio simpaticissima (ma assai forte) Juventus. Gli undici spediti in campo contro lOstiense il 3 settembre 1931, erano infatti gli stessi del favoloso cappotto alla zebra. Solo che nella contesa non cerano, dallaltra parte Combi, Rosetta e Caligaris ma più modestamente Matteucci, Pigliapoco e Chiesa II. Insomma, finì che sul polveroso terreno del Velodromo Appio, con una Roma che non fu capace di andare oltre lo 0-0. Non perse, questo è vero, ma i tifosi la presero come una debacle (con momenti tragicomici come la parata fatta con una spalla da Mattuecci che intercettò una bordata di Bernardini limitandosi a saltellare per sgranchirsi le gambe). La stagione, 31/32, nonostante questo, finì con un buon terzo posto non il massimo, ma un buon piazzamento.
Poco spazio devo forzatamente dedicarlo ad un episodio che credo tutto il pubblico romanista conosca bene, i tre gol a zero subiti dalla Roma contro il Trento il 3 agosto 1982. Quello scivolone fece incavolare Dino Viola che il giorno seguente piombò nella sede del ritiro giallorosso. Il presidente, sentendo Liedholm dichiarare: «Potevamo segnare sei o sette gol», borbottò cupo: «Ma non lo abbiamo fatto». In molti, probabilmente, non ricordano che proprio durante la gara con il Trento, Liedholm, quando il risultato era già sullo 0-2, spostò Di Bartolomei nel ruolo di libero. Il Barone finì immediatamente sul banco degli imputati,dunque non si stupisca Luis Enrique se questo destino toccherà anche a lui, se si è discusso Liedholm, tutto, anche il teorema di Pitagora può essere sindacabile.
Già che siamo in tema di disastri, non che sia stato proprio trionfale neanche il precampionato della stagione 1941/42. Il botto forte la Lupa, in quelloccasione, lo fece contro il Terni (a proposito, tra le Fere giocavano un certo Mazzoleni e un Ancillotti). Ebbene, nella città delle acciaierie, il 21 settembre 1941, raccogliemmo un tremendo 3-1. Ennio Mantella, una delle firme sportive più prestigiose accolse quel ruzzolone così: «Se dovessimo drammatizzare, daremmo zero alla Roma, in profitto e in condotta», mentre Il Popolo di Roma puntualizzò: «Cera quasi da domandarsi se la squadra di serie C era quella ospite o quella locale». Il bello è che lundici spedito in campo da Schaffer era praticamente quello titolare. Il risultato dellamichevole di Terni, unito al modesto piazzamento finale della stagione 40/41, fece concludere agli addetti ai lavori che la Roma avrebbe lottato per non retrocedere. Fu un vantaggio enorme, che garantì alla squadra di poter partire a fari spenti, prendere la testa della classifica e alla fine vincere il campionato. Insomma, i risultati del precampionato sono importanti e i tifosi, per mille e più motivi ci tengono (e come abbiamo dimostrato ci hanno sempre tenuto), ma non bisogna cadere nellerrore di considerare simmetrica lequazione tra questi risultati e quelli dellannata agonistica.