
CORSERA (B. TUCCI) - Thomas Di Benedetto è certamente una persona simpatica e comunicativa. Ha sangue italiano e questa circostanza l'aiuta molto. È un uomo d'affari e ritiene che il calcio sia un grande business. Giusto.
Però, mi permetta, signor DiBenedetto: non ritiene che prima di pensare alla costruzione dello stadio si debba forgiare una grande squadra? Quella che i tifosi hanno visto (fino ad oggi) è una Rometta, cioè a dire un gruppo che si è fatto eliminare addirittura ai preliminari di Europa League. Non accadeva da anni ed è stato umiliante per quei cinquantamila accorsi all'Olimpico per festeggiare i propri beniamini. È finita fra i fischi (sacrosanti, in verità) soprattutto per alcune scelte singolari (eufemismo) del trainer che lei difende a spada tratta.
Ed allora, presidente: prima di studiare il progetto faraonico dello stadio che verrà, cerchiamo di mettere in piedi una squadra competitiva. Altrimenti, conoscendo i romani (forse meglio di lei, mi perdoni) potrebbe configurarsi quanto segue: che a vedere lo stadio i tifosi (con moglie e figli) andranno nei giorni feriali, come se fosse una gita fuori porta.
Di questi problemi ne ha sempre parlato anche Claudio Lotito. Solo che il dirimpettaio di Trigoria ha prima pensato (giustamente) a regalare al mister biancazzurro i giocatori che voleva per costruire una grande squadra. Insomma, il diritto di precedenza spetta al gruppo perché è con i risultati che si conquista il pubblico che poi affolla le gradinate di uno stadio. Chiaro, no?