Da Mazzone a Ranieri: pace e guerre

20/08/2011 alle 09:56.

GASPORT (A. CATAPANO) - Campione indolente o giocatore imprenscindibile? Rileggendo i rapporti con gli allenatori che lo hanno gestito in questi 17 anni, bilanciando alti e bassi, simpatie e antipatie, forse Francesco Totti è stato entrambe le cose. E continua ad esserlo, un po' pigro ma molto forte, se il motivo per cui a Bratislava si è accomodato in panchina sta nella scarsa intensità dei suoi allenamenti.

E continua ad esserlo, un po' pigro ma molto forte, se il motivo per cui a Bratislava si è accomodato in panchina sta nella scarsa intensità dei suoi allenamenti.

Aveva ragione lui Se è così, Luis Enrique ha riabilitato pure il pensiero di Claudio Ranieri, affidato qualche giorno fa alle colonne de La Gazzetta del Sud, salvo smentirsi, a stretto giro di posta ma a polemiche già deflagrate. «A volte non si allenava con i dovuti ritmi da lunedì a sabato, per questo lo mandavo in panchina — ha raccontato il tecnico di San Saba —. Gli attuali dirigenti lo hanno definito pigro? È un giudizio che condivido. Ma è il giocatore più grande che abbia allenato».

I rapporti tra Ranieri e divennero materia da gossip giornalistico il 18 aprile 2010, nell'intervallo di un derby, quando l'allenatore lasciò lui e negli spogliatoi. Gli andò bene, perché sotto di un gol, nella ripresa ribaltò il risultato e finì per vincere 2-1 grazie ad una doppietta di Vucinic. Ma la doppia sostituzione fece ugualmente scandalo perché nessuno prima di allora aveva osato tanto in un derby, oltretutto in piena corsa scudetto. Ma il conto fu soltanto rinviato. Ranieri ha pagato all'inizio di quest'anno, quando ha rassegnato le dimissioni, logorato da lotte intestine, silurato, forse, da alcuni senatori della squadra.

Anche dal capitano? Mai avute le prove, però è un fatto che da quel giorno con Montella ha ritrovato stabilmente il posto in squadra a scapito di Borriello destini sempre incrociati.... Fisico bestiale o troppo pesante? pigro? Non lo dite a Zdenek Zeman, certamente l'allenatore con cui il numero dieci romanista ha toccato vertici anche atletici. «Per me ancora oggi è importante — ha detto il boemo in un'intervista a il venerdì di Repubblica —. A prescindere dal fatto che può occupare più ruoli, è un calciatore che fa squadra da solo». A proposito di ruoli, geniale fu quello che gli trovò Luciano Spalletti: centravanti atipico, pronto ad arretrare ed avanzare come un pendolo, mandando in tilt le difese avversarie e segnando gol a grappoli. lo ringrazierà per sempre, eppure i rapporti sono diventati freddini da quando alle orecchie del capitano sono arrivate certe considerazioni private di Spalletti sui suoi allenamenti, guarda caso. Fabio Capello non ha mai associato a il termine «pigrizia», almeno pubblicamente, piuttosto ne ha sottolineato l'«ingombranza», a volte scomoda, e il poco carisma. Mazzone, infine, non fa testo, perché gli vuole troppo bene. «Luis Enrique è in confusione», ha sentenziato ieri.