Strano, agli altri sceicchi e magnati. A noi un paisà

15/07/2011 alle 12:44.

IL GIORNALE (T. DAMASCELLI) - La Roma non è ancora americana. Ma quasi. La Roma non ha ancora un nuovo padrone. Ma quasi. La Roma non ha acquistato grandi campioni. Ma quasi. È la storia buffa di una squadra, forse di una

Basterebbe verificare la situazione della proprietà del Manchester United, chiedere informazioni sui Glazer e sui debiti scaricati dall'imprendito-re newyorkese sulla gloriosa società e tirare il conto, come hanno fatto quelli del Liverpool con l'accoppiata Hicks Gillett. Mentre in Francia, in Spagna, in Inghilterra gli investitori esteri, russi, uzbeki, arabi, scendono in campo con denari pesanti, nomi e cognomi che affascinano i tifosi, gli americani di Roma traccheggiano, promettono, lasciano che altri alla fine decidano, si limitano alla piccola cilindrata, chiedono pazienza, eppure vengono accolti dallo sventolio delle bandiere, i corn sostituiscono la bruschetta, si arriva addirittura a leggere un comunicato della Football Association inglese che rinvia ad autunno il congedo di Baldini, come se questo possa rappresentare la svolta della storia giallorossa affollata oggi di papaveri, pennacchi, dirigenti, uomini di comunicazione.

«Roma non si è fatta in un giorno» pronunziata da Di Benedetto è una frase alla quale possono abboccare gli stolti e i furbastri. Ma è la conferma del ballo in maschera. La Roma va fatta in un anno, questa è la verità, altrimenti è o sarebbe inutile andare a chiedere soldi (roba piccola e per di più in cordata!) negli Stati Uniti e sognare di copiare il ingaggiando l'allenatore della squadra giovanile catalana. Ma è Roma, è l'Italia, e forse, oggi, questo ci meritiamo.