IL ROMANISTA (M. IZZI) - Prima parecchio prima della Roma brasileira di cui gli anni 80 hanno decretato la nascita, è esistita una Roma argentina. Di più, possiamo affermare che la Roma di Testaccio è stata una Roma argentina in virtù del grande contributo offerto da giocatori come Chini, Lombardo, Guaita, Stagnaro e Pantò.
La sua storia ce la raccontò qualche anno fa il figlio Carlos. Storia fatta di unemigrazione dallItalia allArgentina e del ritorno trionfale, con Chini che giunse in Italia per giocare nelle file dellAlba. Lavvocato divenne in seguito il primo straniero della storia della Roma. Elegante, tecnicamente eccelso, legò subito con Fulvio Bernardini (con cui rimase in contatto anche dopo essersi trasferito, negli anni 60, a vivere negli Stati Uniti). Lesperienza vissuta dalla Roma con Chini sarà così felice che sino al 1939/40 tutti gli stranieri che vestiranno la casacca giallorossa saranno rigorosamente di nazionalità argentina. A cominciare da Nicola Lombardo, onesto portatore dacqua della Roma dei primi anni 30, che ebbe due enormi meriti. Il primo è quello di essere stato schierato (al pari di Chini) il 15 marzo 1931, nel mitico RomaJuventus 5-0, il secondo, di essersi trasformato in uomo mercato della Roma. Lepisodio risale al novembre 1932, quando Lombardo, bloccato da un infortunio aveva fatto ritorno in Argentina ricevendo lincarico da parte di Sacerdoti di sondare il terreno per leventuale acquisto di talenti argentini. Lombardo poserà gli occhi su Guaita, Scopelli e Stagnaro, tre pilasti dellArgentina (i primi due conquisteranno una Coppa America con la propria nazionale).
La trattativa venne conclusa in aprile, con un nuovo viaggio di Lombardo, che chiuse lacquisto per 120 mila lire. Dal 2 al 18 maggio, il trio argentino viaggerà verso lItalia a bordo del piroscafo Duilio: il viaggio di Lamela sarà senzaltro più breve, per quanto riguarda i risultati cè da augurargli di cuore che riesca a cogliere quelli ottenuti dal campione del mondo Guaita e da Scopelli, due autentici fuoriclasse. Giacché parliamo di risultati, poi, ci accontenteremmo di vedere Erik anche solamente eguagliare il record di Miguel Angel Pantò, che con i nostri colori ha conquistato il titolo di Campione dItalia. Ala di grande esperienza e buon tiro, Pantò completò il trio dattacco costituito con Amadei e Krieziu, rappresentando uno dei punti di forza della formazione del primo tricolore. Anche il cuore di Pantò rimase per sempre giallorosso, tanto da commuoversi quando nella sua Buenos Aires venne raggiunto, nel 1983, da una lettera con cui il presidente Viola lo invitava a prendere parte ai festeggiamenti per la conquista del secondo tricolore. Facciamo un salto di quasi venti anni e occupiamoci di Francisco Ramon Lojacono. Giocatore bizzoso quanto talentuoso, nel 1979, quando era allenatore del Barletta, incontrò il presidente Viola per suggerirgli due acquisti: «Sono due ragazzi argentini, eccezionali, Ramon Diaz e Diego Armando Maradona ». Come suggerimenti, niente male davvero. Passiamo ora a un giovanotto nato a Maipù, un sobborgo di Mendoza.
Stiamo parlando di Pedro Manfredini, che così raccontava il suo passaggio alla Roma nel libro autobiografico Io e il piedone: «Alle sei della sera mi giunse una telefonata dal presidente del Racing. Mi disse: - Pedro, ho qui di fronte a me il Presidente della Roma. Quella squadra ti vuol comprare. Ti piace lidea? - Mi feci ripetere due volte la proposta. Poi pregai il mio presidente di attendere al telefono. Lo dissi a mia moglie. Lei ebbe negli occhi un lampo di felicità. Ci abbracciammo sotto lo sguardo attonito dei nostri famigliari». Anche Antonio Valentin Angelillo si è visto di recente dedicare un libro (Langelo dalla faccia sporca, realizzato nel 2010 da Dario Salvatori), anche se il suo impatto nella storia della Roma sarà meno incisivo di quello impresso dai suoi predecessori. Nella Roma dellultimo scudetto, infine, la colonia argentina era costituita da tre campioni, Batistuta, Balbo e Samuel. I primi due hanno vestito la casacca del River Plate. Il "camion" Batistuta si affacciò per la prima volta in Italia al torneo di Viareggio del 1989. In quella Coppa Carnevale disputata dal 25 gennaio al 6 febbraio, Bati, ricevette, in ritiro, la visita di Maradona era solo un ragazzino, ma evidentemente un predestinato, non sarebbe male rinverdirne le gesta.




