
GASPORT (A. CATAPANO) - Per dirla con Blaise Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. E allora, Alvarez per Sabatini era una questione sentimentale: lo ha visto nascere e crescere calcisticamente, da quando era ragazzino, lo sentiva un po un figlio suo, lo considerava quasi di sua proprietà.
Si sbagliava di grosso, anche a fidarsi di Marcelo Simonian. Forse, quindi, quel tentativo dellaltra notte di inserirsi in extremis nella trattativa tra Inter e Velez è stato un gesto emotivo, di pancia, quasi disperato. Come a dirgli: «Dove credi di andare? Tu sei roba mia» . E quello giustamente se ne è andato allInter.
Meglio per la Roma, se per tutta risposta Sabatini ha deciso di chiudere loperazione Lamela. Che confronto Questa sì, una questione prettamente tecnica per il direttore sportivo: lo vuole, a tutti i costi. Oddio, cifre e modalità di acquisto le stabilirà stamattina con lavvocato Daniel Crespo, lemissario spedito dal River Plate. O forse direttamente con il ragazzo, che ieri si è imbarcato per lItalia. Lo puntava, da tempo. Non perché lo Il direttore sportivo lo segue da tempo: «Ha tecnica e grinta, non molla mai» ritenesse una sua creatura, ma perché lo considera il più forte. Quando ne parla, infatti, gli si illuminano gli occhi. «Ha insieme qualcosa di aristocratico e molto popolare, ha tecnica e fantasia, ma è pure un combattente, non molla mai, non si tira mai indietro» . Sono giocatori diversi questi ragazzi argentini, anche nelle caratteristiche fisiche, ma Lamela (classe 92) vince facile il confronto con Alvarez (classe 88).
Ha quattro anni di meno, ma quasi lo stesso numero di partite, lui 34 in un anno di River, quello una quarantina in due stagioni col Velez. E Lamela ha già esordito in Nazionale. Tuttofare Lamela ha una concezione veltroniana del calcio: principalmente trequartista, ma anche attaccante, ma anche centrocampista, mezzala o esterno offensivo. Dalla cintola in su, ha fatto tutti i mestieri, del resto lui si adatta, senza fare una piega, come ricorda Sabatini «non dice mai di no» . Giocatore di fantasia, ma pure elemento di rottura, se serve se la cava anche da mediano. Il fisico lo aiuta: mediamente alto, e baricentro sufficientemente basso. Non è una montagna di muscoli, ma Lino Banfi in Oronzo Canà direbbe che «al posto dei bicipiti ha il marmo» . Ricorda Antonio Cassano, senza chili di troppo.
Lo voleva mezza Europa. A gennaio, lo corteggiava il Milan. A 12 anni, stava per finire al Barcellona: gli avevano già fatto il contratto, ma il River minacciò di rivolgersi alla Fifa. La meglio gioventù Lo rincorre Sabatini, ma pure Luis Enrique se lo prenderebbe volentieri. Un altro campioncino con cui rinfrescare la squadra, un altro bambino da crescere per accrescerne il talento. Sta nascendo una Roma giovane e impertinente. Luis Enrique ha voluto fortemente Bojan, vede titolare Jose Angel, darà carta bianca a Lamela, continua a pressare Sabatini per Sergio Aguero, proprio lui. Gli è stato detto che non rientra nei parametri della Roma, il tecnico spagnolo vuole comunque una punta fortissima. Intanto, dopo aver visionato i dvd della Primavera di Alberto De Rossi, ha individuato il talento di Valerio Verre: centrocampista, classe 94, dicono sia il miglior prodotto del vivaio romanista degli ultimi anni. Questanno, tanto per dire, ha cominciato la stagione negli Allievi e lha finita laureandosi campione dItalia con la Primavera. Luis Enrique se lo porterà in ritiro a Brunico. Mica male.