Lamela, il simbolo della nuova Roma

07/07/2011 alle 09:42.

GASPORT (A. CATAPANO) - Per dirla con Blaise Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. E allora, Alvarez per Sabatini era una questione sentimentale: lo ha visto nascere e crescere calcisticamente, da quando era ragazzino, lo sentiva un po’ un figlio suo, lo considerava quasi di sua proprietà.

 

Si sbagliava di grosso, anche a fidarsi di Marcelo Simonian. Forse, quindi, quel tentativo dell’altra notte di inserirsi in extremis nella trattativa tra Inter e Velez è stato un gesto emotivo, di pancia, quasi disperato. Come a dirgli: «Dove credi di andare? Tu sei roba mia» . E quello giustamente se ne è andato all’Inter.

Meglio per la Roma, se per tutta risposta Sabatini ha deciso di chiudere l’operazione Lamela. Che confronto Questa sì, una questione prettamente tecnica per il direttore sportivo: lo vuole, a tutti i costi. Oddio, cifre e modalità di acquisto le stabilirà stamattina con l’avvocato Daniel Crespo, l’emissario spedito dal River Plate. O forse direttamente con il ragazzo, che ieri si è imbarcato per l’Italia. Lo puntava, da tempo. Non perché lo Il direttore sportivo lo segue da tempo: «Ha tecnica e grinta, non molla mai» ritenesse una sua creatura, ma perché lo considera il più forte. Quando ne parla, infatti, gli si illuminano gli occhi. «Ha insieme qualcosa di aristocratico e molto popolare, ha tecnica e fantasia, ma è pure un combattente, non molla mai, non si tira mai indietro» . Sono giocatori diversi questi ragazzi argentini, anche nelle caratteristiche fisiche, ma Lamela (classe ’ 92) vince facile il confronto con Alvarez (classe ’ 88).

Ha quattro anni di meno, ma quasi lo stesso numero di partite, lui 34 in un anno di River, quello una quarantina in due stagioni col Velez. E Lamela ha già esordito in Nazionale. Tuttofare Lamela ha una concezione veltroniana del calcio: principalmente trequartista, ma anche attaccante, ma anche centrocampista, mezz’ala o esterno offensivo. Dalla cintola in su, ha fatto tutti i mestieri, del resto lui si adatta, senza fare una piega, come ricorda «non dice mai di no» . Giocatore di fantasia, ma pure elemento di rottura, se serve se la cava anche da mediano. Il fisico lo aiuta: mediamente alto, e baricentro sufficientemente basso. Non è una montagna di muscoli, ma Lino Banfi in Oronzo Canà direbbe che «al posto dei bicipiti ha il marmo» . Ricorda Antonio Cassano, senza chili di troppo.

Lo voleva mezza Europa. A gennaio, lo corteggiava il Milan. A 12 anni, stava per finire al : gli avevano già fatto il contratto, ma il River minacciò di rivolgersi alla Fifa. La meglio gioventù Lo rincorre , ma pure Luis Enrique se lo prenderebbe volentieri. Un altro campioncino con cui rinfrescare la squadra, un altro bambino da crescere per accrescerne il talento. Sta nascendo una Roma giovane e impertinente. Luis Enrique ha voluto fortemente Bojan, vede titolare Jose Angel, darà carta bianca a Lamela, continua a pressare per Sergio Aguero, proprio lui. Gli è stato detto che non rientra nei parametri della Roma, il tecnico spagnolo vuole comunque una punta fortissima. Intanto, dopo aver visionato i dvd della Primavera di Alberto , ha individuato il talento di Valerio Verre: centrocampista, classe ’ 94, dicono sia il miglior prodotto del vivaio romanista degli ultimi anni. Quest’anno, tanto per dire, ha cominciato la stagione negli Allievi e l’ha finita laureandosi campione d’Italia con la Primavera. Luis Enrique se lo porterà in ritiro a Brunico. Mica male.