Gli americani de Roma

21/07/2011 alle 18:01.

GUERIN SPORTIVO (M. MARANI) - Cosa succede alla Roma? Francamente non lo so. E pensare che l’avvento di DiBenedetto e degli americani al posto di Rosella Sensi (nel frattempo riciclata in politica: in questo Paese non si butta via nulla, nemmeno la spazzatura di Napoli) aveva acceso i sogni a stelle e strisce dei tifosi giallorossi. Come dimenticare le speranzose bandiere



Invece, passate due settimane dall’inizio del ritiro, qualcosa stride nell’american way of life. Intanto le prime parole di , che avevano procurato il mal di pancia a Borriello («È un problema»). In quella circostanza, il nuovo Direttore sportivo aveva esaltato la centralità di , confermandone lo status superiore nel gruppo. Due giorni fa, conversando amabilmente con Emanuela Audisio di Repubblica, Franco Baldini ha smontato il teorema, parlando di pigrizia del capitano e di un entourage dal quale guardarsi. Conoscendo Baldini, sono convinto che l’abbia detto per il bene di Francesco, forse nel suo disegno di gestirlo alla Raul, ma a Roma certi giudizi pesano e è una categoria inviolabile. I giornali di ieri mattina – alcuni tetragoni nell’esame delle parole – lo confermano.



A questa serie di problemi, che non sono né pochi né piccoli, si somma in queste ore la questione , tentato dai 9 milioni di euro all’anno del di Mancini. Lui vorrebbe la stessa cifra percepita da (5 milioni annui), la Roma ne offre poco più della metà (3,5 a salire). Se dovesse partire capitan futuro, non sarebbe il miglior viatico. Sin qui impalpabili gli arrivi, tralasciando l’allenatore Luis Enrique sul quale è corretto sospendere ogni opinione (allenare il B non fa curriculum). Lamela è un grande talento, ma forse pagato un po’ troppo. Venti milioni di euro per chi ha una ventina di presenze in tutto nel River è una scommessa rischiosa. A confronto, Menez – costato la metà – era una certezza. Idem sul , ruolo in cui si è passati da Buffon a Viviano, da Viviano a Stekelenburg, da Stekelenburg a Kameni. Difficile capire.



Probabilmente, volendo guardare la bottiglia mezza piena, siamo nel mezzo del passaggio da un’epoca a un’altra, nella fase delle gerarchie da ridisegnare e delle certezze da ripiantare. Tifo per la proposta, perché una Roma più giovane e vincente sarebbe il massimo. Ma ho qualche perplessita, accresciuta dal paragone con la migliorata Lazio di Cissé.Ma questi americani chi sono? E DiBenedetto chi è, cosa fa? Mi pare che il vertice sia ancora tutto nelle mani di Unicredit. Questa storia mi ricorda Alberto Sordi e uno dei film più belli di ogni tempo. 

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