C’è Masetti ch’è primo portiere. Ma il primo straniero fu Konsel. Eleftheropulos e Cejas le meteore

12/07/2011 alle 11:36.

IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Archiviato positivamente l’affare Lamela l’obiettivo di Sabatini si sposta sul portiere. E la ricerca del nuovo numero uno della Roma dovrà assolutamente portare ad un grande risultato. Nessuno deve mai dimenticare



Una tradizione, questa, che la Roma ha inaugurato nell’estate del ’97 con l’ingaggio dell’austriaco Konsel. Prima del suo arrivo, la porta giallorossa non era stata mai difesa da un straniero, ma sempre da grandi numero uno italiani, alcuni dei quali protagonisti di cicli leggendari.


Tra i più importanti quello di Masetti, al quale la porta fu data nel 1930 dopo la parentesi inizale di Rapetti e Ballante. La sua splendida favola in giallorosso cominciò il 28 settembre 1930 con l’esordio in Roma- Modena 1-1, la prima delle sue 338 partite di campionato con la Roma. Famose le sue abitudini: prima del fischio di inizio tracciava col tacchetto un lungo solco tra la linea di porta e il dischetto del rigore; controllava pali e rete e buttava la scoppola in fondo alla porta. Rituali abituali che, scaramantico com’era, gli davano sicurezza, perché attraverso di essi ritrovava quell’ambiente familiare

in cui era a suo agio: l’area di rigore, il suo regno.

Lì comandava lui, altro che storie, e allora vai con le respinte di pugno (che divennero un suo tratto distintivo), vai con le uscite da pazzo, vai con i rigori parati: 12 su 38, con altri tre calciati fuori dagli esecutori. Per neutralizzarli aveva un segreto: imparava a conoscere le caratteristiche dei tiratori avversari leggendo "Il Calcio Illustrato" e segnando su un quadernino una marea di appunti. Con la Roma vinse lo scudetto del 1941-42 e della Roma fu anche allenatore.



Dopo la guerra il suo successore fu Fosco Risorti, in porta dal 1945 al 1951. Poi toccò a Tessari (che ritroveremo come vice Liedholm), Albani e Moro, quindi, nel 1955, iniziò il ciclo di Luciano Panetti. Sostituire tra i pali una leggenda come Moro non dovette essere facile per il ventiseienne di Porto Recanati, passato

di colpo dalla serie B della provinciale Modena alle luci della ribalta della Capitale. Ma ci riuscì alla grande, conquistando subito la fiducia e la simpatia del pubblico giallorosso, del quale divenne un beniamino soprattutto per il suo modo di giocare alla kamikaze. Tutto coraggio e grinta. Basti pensare che nella sua prima stagione da romanista, in uno scontro con Virgili, si ruppe il malleolo all’inizio del secondo tempo di un Roma-, ma non per questo lasciò il campo. Anzi, infilò il piede in un secchiello di ghiaccio portatogli dal massaggiatore vicino al palo e giocò fino alla fine del match, quando dovettero ingessarlo di corsa. Quando usciva dai pali non temeva nulla e arrivò ad essere il vice di Ghezzi e Buffon in nazionale strappando al pubblico romano soprannomi come "Il Puma" o "Santo Panetti". Lasciò la Roma nel 1961 dopo che tra i pali era stato sostituito dal "Ragno Nero", al secolo Fabio Cudicini,  romanista dal 1958 al 1966, quando fu lasciato partire per Pizzaballa. Ma quest’ultimo non entusiasmò e nel 1969 lasciò il posto al piccolo e forte Ginulfi, l’uomo del rigore parato a Pelè. Il suo ciclo si chiuse anche per colpa di un problema fisico, che lo costrinse a lasciare la ribalta a Paolo Conti, il della seconda metà degli anni ’70, l’unico giallorosso in nazionale nei Mondiali d’Argentina ’78, nei quali fece il terzo dietro a Zoff e Bordon. Poi la sua parabola prese la discendente e al suo posto Liedholm promosse Tancredi, titolare della Roma dal ’79 all’89, quando fu rimpiazzato da Cervone, che negli anni a seguire si sarebbe giocato il posto di volta in volta con Zinetti, Lorieri, Pazzagli, Berti e Sterchele. Tutti portieri italianissimi.




La rivoluzione etnica tra i pali avvenne nell’estate del ’97 con l’ingaggio dell’austriaco Konsel, un trentacinquenne da noi illustre sconosciuto nonostante fosse già stato il della nazionale austriaca. Così sul suo acquisto vennero sollevati molti dubbi, soprattutto per la carta d’identità. Konsel li cancellò in un attimo. Dopo le prime apparizioni nella squadra che Zeman stava ricostruendo dalle fondamenta, tutti si convinsero della sua forza. Nonostante l’età Konsel era un gatto: ottimo nelle uscite basse, forte tra i pali e nel piazzamento, pagava solo qualcosa nelle uscite alte, anche per colpa di una statura non eccezionale per il ruolo. Il pubblico si innamorò subito di lui e soprattutto le tifose lo elessero a loro beniamino, visto che oltre che forte era anche bello, ma bello sul serio, tanto da somigliare a Kevin Kostner. Nel 1997- 98 disputò un ottimo campionato, giocando 29 partite su 34 e subendo 37 gol. Non tanti per il di una squadra di Zeman. Alla grande iniziò anche quello successivo (1998-99) ma poi fu bloccato da un infortunio al ginocchio che, vista l’età avanzata, finì col troncargli la carriera. A sostituirlo fu "Zucchina" Chimenti e la mancanza del titolare si sentì moltissimo. Quindi Antonioli, Lupatelli e Pelizzoli furono i portieri di Capello (che


ebbe anche l’argentino Cejas), mentre sul finire della tribolatissima stagione 2004-05 fece il suo esordio in prima squadra la promessa Curci, che partì titolare nell’annata 2005-06, la prima di Spalletti. Ma dopo sette partite perse il posto a favore di Doni nel derby di andata del campionato 2005-06 e da quel momento la porta della Roma ha conosciuto solo stranieri: oltre allo stesso Doni gli altri brasiliani Artur e Julio Sergio, il greco Eleftheropulos e il romeno . E ora da quale nazione arriverà il prossimo numero uno giallorosso?