Clicky

“No alla Sensi in Campidoglio” e su Facebook i tifosi si dividono

19/07/2011 alle 11:19.

LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Una volta il confronto politico tra cittadini si muoveva sulle frequenze dell’etere, tra le radio, e sugli schermi delle tv. Oggi, invece, a spaccarsi sulla nomina di Rosella Sensi come nuovo ass

tra cittadini si muoveva sulle frequenze dell’etere,

tra le radio, e sugli schermi delle tv. Oggi, invece, a

spaccarsi sulla nomina di Rosella Sensi come nuovo

assessore nella giunta Alemanno 
sono i salotti virtuali

di . Dove, da ieri, si danno battaglia due gruppi

nati tra le “mura” immaginarie del social network: a colpi

di iscritti, perché così nell’era di Internet si valuta la popolarità di un movimento, di un’idea, persino delle persone. Al grido «No a Rosella Sensi al Comune di Roma» si sono virtualmente radunati in più di 1100. E pazienza se tra chi ha aderito spunta qualche bandiera laziale: nelle piazze online il calcio è bandito.

«Altro che romanisti o laziali, la questione interessa tutti come cittadini», il motto del gruppo, che punta l’indice contro il passato da dirigente sportivo dell’assessore: «Una donna che ha portato al collasso un’azienda, una squadra di calcio, che non ha pagato i suoi debiti è da interdire, non da promuovere al Comune», il manifesto dei sostenitori della pagina web. In netta antitesi con la “rivale”, sulla quale trionfa il curriculum della Sensi. Chi si spende per il “no” spera in una mobilitazione da trasferire anche in strada «appena raggiungeremo i duemila iscritti, per averne 400 che si muovano davvero». La petizione online, però, non decolla: solo seicento firme digitali, quello delle 5mila resta lontano. Anzi: la conta, almeno nei numeri, premia per il “partito” opposto: oltre 1800 membri si sono uniti al gruppo «Sì a Rosella Sensi al Campidoglio» nel giro di appena tre ore tra il pomeriggio e la serata di ieri. Grazie, soprattutto, alla zelante opera di tre iscritte capaci di invitare una media di dieci “amici” al minuto. Niente colori sportivi (ma il fondatore si professa interista), unica bandiera il curriculum dell’ex presidentessa giallorossa. Basterà per convincere gli scettici?