IL ROMANISTA (M. MACEDONIO)- Quella di ieri è stata anche la sua giornata. Quando arriva in via Baccina, accompagnata dalla madre, la signora Maria, per presenziare allinaugurazione della mostra dedicata al decennale dello scudetto 2001, Rosella Sensi non nasconde la propria emozione. Sa che, attraverso lei e la sua famiglia, è il ricordo di suo padre ad essere celebrato in questo 17 giugno.
Un concetto, questo, che aveva già espresso ai microfoni di Centro Suono Sport, e che ribadirà più tardi, davanti alle telecamere di Sky Sport 24. Parla da presidente uscente come si autodefinisce, ma, per un giorno, soprattutto da tifosa. Quella che è sempre stata («In famiglia ricorda abbiamo sempre mangiato pane e Roma ») e che continuerà ad essere, come ha promesso, anche con la nuova Roma. «Perché è giusto guardare al futuro, e a chi verrà faccio i miei auguri di tutto cuore, ma è altrettanto importante ricordare la storia». E la storia dice che quanto si è vissuto in questi anni porta soprattutto la firma di Franco Sensi. «Avremmo potuto vincere di più sostiene Rosella ma se avessimo vinto due anni fa sarebbe stato comunque un successo di mio padre, perché è lui che ha dato inizio a qualcosa di magico per questa società. Lha presa in una condizione critica, nel 93, e lha fatta crescere. Da parte mia, credo daver fatto il possibile per dare seguito a ciò che voleva lui, nonostante quello che può esser stato detto, a volte in maniera anche impropria. Ma non mi interessa, perché lho fatto sempre con quello che sentivo, commettendo forse anche degli errori, ma solo chi non fa non sbaglia. Ho fatto tutto con grande amore ma non accostatemi a papà, che ha fatto una grande Roma, allaltezza delle grandi dEuropa. Il mio 17 giugno di oggi? È come quello del 2001. E mi auguro di poterne festeggiare altri».
Torna con la mente a quei giorni, Rosella Sensi, e quasi si commuove: «La partita con la Juventus fu importantissima. Così come quella di Napoli, alla penultima giornata. Quel pareggio ci bloccò e fu motivo di grande apprensione per mio padre. Quella sera chiamò a raccolta lintera dirigenza della Roma per spronare tutti a fare il possibile per raggiungere lobiettivo. Quella settimana fece una maratona dietro laltra. In casa non stava mai fermo, camminava avanti e indietro, con il timore che quel sogno potesse non realizzarsi. E anche il giorno di Roma-Parma, non faceva che chiedere: Quanto manca?. Era un obiettivo che rincorreva da sempre e la sua soddisfazione più grande era poter regalare quella gioia ai tifosi. Cè riuscito e il giro del campo che fece al termine della partita gli costò così tanto, emotivamente, da sentirsi male alluscita dallo stadio e non poter godere appieno di quei festeggiamenti ». Non può non ricordare, Rosella, anche quanto ha vissuto al termine della sua ultima partita da presidente. «È stata unemozione grande. In un momento travagliato come questo, mi piace dire che ciò che è successo quella sera è la parte bella del calcio. Non cerano i giocatori da un lato e il presidente Rosella Sensi dallaltro. Cerano i rapporti umani costruiti nel tempo. Ed è un ricordo che, come tanti altri, conserverò nel tempo».




