Tutti allo stadio a sostener la Roma: ecco come

20/06/2011 alle 11:58.

IL ROMANISTA (B. DEVECCHI) - Lo abbiamo chiesto ai presidenti della associazioni dei club di tifosi romanisti, lo abbiamo chiesto a un tifoso caldo e competente come Massimo Ghini, ne sta parlando - quasi fisiologicamente, per sua stessa natura - MyRoma, l’azionariato popolare che ha scritto a Thomas DiBenedetto. La questione è una e una soltanto: come riportare la gente romanista allo stadio, come riportare il popolo giallorosso all’Olimpico, cioè come riportare l’acqua al mare. Il dibattito è ufficialmente aperto: la Roma, soprattutto una Roma nuova, che vuole rompere equilibri incancreniti del pallone italiano ha bisogno prima che di campioni, allenatori, preparatori e fortuna, della sua gente. La Roma è sempre stata i suoi tifosi. Ogni squadra di calcio trova la sua essenza nelle persone che la seguono, che la sostengono,ma la Roma - da sempre - si è definita così. Non c’è Roma senza popolo.

Ha due figli adolescenti con cui va regolarmente a vedere le partite, Massimo Ghini. E anche per questo, forse più di altri, sente l’esigenza di misure che favoriscano il ritorno delle famiglie allo stadio. «Cosa mi aspetto dalla nuova Roma? Lo condenserei in tre concetti: sicurezza, organizzazione e nuove proposte. Sicurezza, perché è basilare per rimotivare la gente. Basta con la celebrazione della violenza beceraegratuita, in uno stadio che deve invece tornare ad essere luogo di puro divertimento. Organizzazione, perché dalla vendita dei biglietti alla possibilità di trovare parcheggio, lo stadio deve poter essere vissuto in altro modo. Guardo soprattutto a quello che sarà, in futuro, il nuovo stadio. Ma, visto che parliamo dell’oggi, a maggior ragione si deve poter intervenire sull’Olimpico, che, sia per quantoriguarda l’accesso che il deflusso degli spettatori– un vero caravanserraglio - è certamente tra quelli meno organizzati che vi siano. Per giunta, nel disinteresse con cui tutto questo è statogestitofinora, tanto da sembrarmi di vivere in un paese sottosviluppato. Quanto alle proposte, mi aspetto che, al pari di quanto mi è capitato di vedere in giro per il mondo, si possa arrivare allo stadio anche con largo anticipo perché magari c’è un ristorante o, perché no, l’asilo nido. Riunificare alcuni settori? Partiamo dall’ idea che l’Olimpico è uno dei peggiori in assoluto per vedervi un partita di calcio. E che da questo punto di vista non vi sono posti che offrano una visione tanto migliore rispetto ad altri. Curve e distinti erano già uniti in passato. Posso capire il distinguo tra Tevere laterale e centrale, ma parliamo di finezze. Perché, anche in Monte Mario, si è così distanti dal campo che la visibilità è anche lì pessima. Uno spazio riservato alle famiglie? Mi ricorda un po’ le quote rosa. Alle quali, in linea di principio sono contrario perché mi sanno di razzismo laddove uomini e donne dovrebbero invece essere considerati sullo stesso piano. Ma, come accetto quelle, dico ben vengano queste. A patto però di dedicare loro quei servizi che le famiglie attendono giustamente di trovarvi».

Ha le idee chiare anche l’avvocato Fabrizio Grassetti, presidente dell’UTR, l’Unione Tifosi Romanisti, circa le priorità alle quali la nuova società dovrebbe attenersi per tornare a motivare i propri tifosi e riavvicinarli allo stadio. «Nell’ordine, guarderei innanzitutto ai disabili, che meriterebbero un occhio di riguardo, quindi agli anziani e poi ai giovani. Così come ripristinerei le tessere familiari, che così tanto successo hanno avuto in passato, riservando loro – oltre ai Distinti Nord a fianco della Tevere, che da quanto leggo la società prevede di assegnare proprio alle famiglie - quei posti che spesso restano vuoti nei settori laterali della Monte Mario. Quanto al posto “unico”, di cui pure sento parlare, trovo che non sia giusto far pagare lo stesso prezzo a chi siede in settori obiettivamente diversi, anche al proprio interno, dal punto della visione che possono garantire. Perché, soprattutto in Europa, vi sono invece quante più suddivisioni è possibile avere in uno stadio, al fine di differenziare i prezzi e renderli accessibili a tutte le tasche. E per come è strutturato lo stadio Olimpico, l’esigenza è ancora più forte. Per quanto riguarda poi le future generazioni, semplificherei ulteriormente le procedure. Visto che per i minori di 14 anni andrebbe previsto, per legge, un minimo di partite a cui assistere gratuitamente, eliminerei quelle forzature burocratiche, come l’essere accompagnati o il fornire documenti che spesso a quell’età non si hanno, concedendo l’ingresso libero senza particolari restrizioni. Perché stiamo parlando di quelli che saranno i tifosi di domani e in favore dei quali andrebbero studiate, da parte della società, politiche ad hoc. Un po’ com’era una volta con la famosa e mitica “Roma Junior Club”, che consentiva ai ragazzi di andare all’Olimpico con riduzioni e agevolazioni di vario tipo. La si chiami come si vuole, ma la si studi veramente per favorire il ritorno dei giovanissimi allo stadio».

«Sono molte le cose che si possono fare per riportare i tifosi allo stadio» dice Francesco Lotito, presidente dell’AIRC, l’Associazione Italiana Roma Club. «Innanzitutto, ripristinerei quella sana abitudine introdotta da Franco Sensi, che vedeva allestire ogni anno, prima dell’inizio del campionato, un’amichevole finalizzata alla presentazione della squadra. Al di là dell’incasso, che pure è importante, la partita serve a far conoscere i nuovi giocatori e ad attirare nuove simpatie. E mai come quest’anno, credo, vi è bisogno di farlo, viste le novità che si annunciano. Quanto ai posti allo stadio, sono certamente favorevole ad un settore riservato alle famiglie, ma, prendendo spunto dai tanti impianti visitati in Italia e nel mondo, mi sento di dire che, anziché unificare i settori, si dovrebbe andare nella direzione opposta. L’ho detto più volte ai responsabili della Roma, ma evidentemente gli orientamenti sono altri. A mio parere, non si può pensare di far pagare lo stesso prezzo a chi siede nella parte bassa della Monte Mario o della Tevere, che gode di ben altra visione rispetto a chi siede più in alto. Va quindi fatta una maggior suddivisione, sulla base della diversa visibilità che ogni posto offre. Posso accettare quella tra Distinti e Curve, che ha anche un sapore nostalgico ed affettivo, visto che una volta era così. Ma se si vuole uno stadio pieno, si devono offrire prezzi differenziati quanto più possibile. E poi, un’ultima cosa che mi sento di suggerire: vorrei che, al pari di quanto avviene a Vinovo, a Milanello e ad Appiano Gentile, ma anche in tante altre società, Trigoria tornasse ad essere, anche saltuariamente, un luogo accessibile ai tifosi. Se serve, si facciano i lavori necessari ai fini della sicurezza o della viabilità, ma si riaprano le porte del Centro Tecnico per assistere agli allenamenti, perché è ciò che serve per tornare a fidelizzare i tifosi e a creare quel feeling che è il presupposto per incrementare abbonamenti e merchandising. Ma devo dirlo io?».