Montoya il jolly sulla destra: così dal 4-3-3 il Barça 'B' passava alla difesa a tre

22/06/2011 alle 11:17.

CORSPORT (A. DE PAULI) - Dura la vita dell'alle­natore del Barça B. Spalti del «Miniesta­di » spesso vuoti, scarsa attenzione me­diatica ( a parte i fedelissimi di Barça TV), pressioni tattiche dall'alto, frequen­ti scippi dei giocatori migliori da parte della prima squadra.



DIFESA VARIABILE - La natura di cantiere aperto al servizio del vero, nel corso della stagione, ha complicato i piani di 
Lucho fin dalla scelta del portie­re. Lo schieramento dell'asturiano, infat­ti, ha visto l'alternanza dei vari Miño, Oier e Masip, protagonisti di una conti­nua rotazione volta a regalare a tutti mi­nuti ed esperienza. Lasciata da parte la grana estremo difensore, l'asturiano è ri­masto sostanzialmente fedele al 4- 3- 3 marca della fabbrica, schema importato da Cruyff, e utilizzato tutt'ora, indiffe­rentemente da tutte le compagini, dalla categoria Prebenjamin (classe 2003), al­la prima squadra. Ciò non significa che il tecnico non abbia attuato delle varian­ti, nel corso del campionato. In più di un'occasione, nel corso di una partita, Luis Enrique ha optato per una difesa a tre, approfittando della polivalenza del laterale sinistro difensivo Muniesa, di­sinvolto anche nel ruolo di centrale. In questo caso, lo stakanovista terzino de­stro Montoya, il giocatore più utilizzato della rosa, ha avanzato di qualche metro il suo raggio d'azione, trasformandosi in un’autentica ala.



POLIVALENZA OFFENSIVA - 
Dalla metà cam­po in su, poi, Lucho ha potuto approfitta­re della polivalenza dei suoi ragazzi. A parte l'irrinunciabile Oriol Romeu, po­sizionato davanti alla difesa per dare il la alla giocata, l'allenatore ha potuto ap­profittare delle doti dei vari Víctor Váz­quez, Sergi Roberto, Jonathan Dos San­tos, Carmona e dello stesso Thiago, tutti utilizzabili tanto a centrocampo come in posizione più avanzata. Nel corso del­l'azione, così, i continui cambiamenti di posizione, hanno dato vita a frequenti metamorfosi, con il tridente che, a trat­ti, si riduceva a una semplice coppia di attaccanti, per poi trasformarsi in una più che offensiva linea a quattro, attor­no al bomber Jonathan Soriano, an­ch'egli tutt'altro che una boa fissa.