
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Vamos a ganar!». Luis Enrique non scherza con Ivan De la Peña. E convinto quando si rivolge allamico che è anche il primo dei cinque collaboratori, lombra quotidiana e lhombre di fiducia. Dalla Catalogna lasturiano indica al Piccolo Buddha il Mediterraneo che ha davanti e la Capitale.
Luis Enrique, 41 anni, sarà il secondo spagnolo a sedere sulla panchina della Roma. Laltro, chiamato a sostituire Naim Kriezu nella stagione 63-64 (lalbanese, ala dello scudetto 41-42 era subentrato a Foni nello stesso campionato), aveva lo stesso nome di battesimo: Luis Mirò, però, non fece in tempo ad alzare la prima Coppa Italia della storia del club giallorosso, il 1° novembre, perché lasciò sul più bello il posto a Juan Carlos Lorenzo.
Gli allenatori stranieri qui si comportano da conquistatori. Luis Enrique sarà il ventiquattresimo venuto dallestero. «Ha più fame di Villas Boas: nei prossimi cinque anni vincerà tutto» disse qualche tempo fa Pep Guardiola a Franco Baldini che, in sintonia con Walter Sabatini, non ha avuto più dubbi sulla scelta del nuovo tecnico. Il Barça dunque dice arrivederci a Luis Enrique, garantendogli che un giorno tornerà da primo, mentre il popolo blaugrana gli promette affetto e sostegno anche nel campionato italiano. «Tiferemo Roma». La promessa arriva da opininisti e commentatori, oltre che dai suoi tifosi. Lucho va fiero di quanto seminato, in tre anni, nella Cantera.
Quando lo intervista Sky, anche in tv, usa la stessa frase che ormai conosciamo bene. E la prima detta a Sabatini e a Baldini, quando li ha contattati per telefono martedì mattina per annunciargli la sua decisione di diventare il cinquantaseiesimo tecnico del club giallorosso: «Sono felice della scelta che ho fatto ed entusiasta di sposare il progetto Roma: è un progetto vincente proprio come me. Io, e ve ne accorgerete presto, sono molto ambizioso, altrimenti non avrei lasciato il mio lavoro qui in Spagna e la mia famiglia».
«Ambizioso e vincente», tanto per non perdere il filo del discorso iniziato da Guardiola nei giorni dei primi contatti con la nuova dirigenza giallorossa. Sa che cosa laspetta nella Capitale, anche perché ha chiaro il motivo per cui la proprietà che viene da Boston ha puntato su un allenatore giovane ed emergente. Luis Enrique dovrà riaccendere la gente, farla entusiasmare e portarla fuori dalla depressione che ha caratterizzato questultima stagione. Insomma dovrà emozionare e coinvolgere: «Praticherò un calcio offensivo, spettacolare, con lintento di portare tanto pubblico allo stadio per divertirsi. Vedrete che fugherò ogni dubbio e tra un anno parleranno i fatti, tante persone si ricrederanno. Farò in fretta a far vedere chi sono a chi ancora non sa troppo di me come allenatore». «Cè accordo totale con la società giallorossa ora manca solo la firma».
La metterà presto, proprio nella Capitale. Al momento ha siglato solo un precontratto, inviato ieri pomeriggio via fax. «Nessuno deve venire qui da me a Barcellona, non serve. Anche perché sarò io a presentarmi, nei prossimi giorni sarò a Roma». Perfezionista in tutto, anche nellindividuazione dei calciatori con i quali costruire la Roma che verrà. Elementi non solo di prospettiva, ma già pronti per il suo calcio organizzato in cui individualità e corsa devono fare la differenza da subito. «Cercherò di lavorare con i migliori giocatori già in ritiro: quelli che troverò a Roma e quelli che riuscirò a portare da Barcellona». Un messaggio proprio a Sabatini, per convincerlo a prendere subito qualche talento del Barça B.