Ancora un'altra volta

17/06/2011 alle 11:00.

IL ROMANISTA (F. TOTTI) - Il 17 giugno del 2001 ho pianto, e non mi era mai successo prima di farlo per il pallone. Per la mia Roma. Quando l’arbitro ha fischiato la fine ho abbracciato i miei compagni, ho sentito l’abbraccio di tanti tifosi, sembrava che mi abbracciasse tutta Roma, poi ho abbracciato il mio amico Vito e ho pianto.

All’Olimpico si vedevano soltanto bandiere. Il 17 giugno del 2001 è stato il giorno più bello della mia carriera, quello in cui ho coronato il mio sogno da bambino che è lo stesso sogno di qualsiasi ragazzino romanista: vincere lo scudetto con questa maglia, nel mio stadio, segnando il gol sotto la . Dopo la rete tornando in mezzo al campo ho indicato la tribuna dove c’era la mia famiglia, dove c’era mia madre che indossava la mia maglia e ho detto: "E’ vostro".

Perché è così. Se io sono diventato campione d’Italia lo devo alla mia famiglia e alle persone che mi sono state sinceramente vicine, oltre alla mia serietà e alla voglia di arrivare a traguardi del genere. Non scorderò mai il 17 giugno 2001, non scorderò mai la gente in festa, sono ricordi e sensazioni che porto con me in ogni momento. Solo chi è romanista può capirlo: se ho scelto di restare per sempre alla Roma è perché solo la Roma può darti emozioni così. In nessun altro posto e con nessuna altra squadra avrei e potrei avere gli stessi brividi. E’ per questo che prima di smettere voglio vivere un’altra giornata così. Così bella da farti piangere.