REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Scatti di rabbia, reazioni incontrollate. Cartoline da Bari, dove la partita che ha riconsegnato alla Roma le speranze di un ingresso in Champions, ha anche confermato, inequivocabilmente, la necessità di ripartire da zero
NERVI TESI E "CASO" DE ROSSI - Una stagione a nervi tesi. Questo dice la stagione in corso della Roma: 10 espulsioni, di cui 9 in campionato (record dell'anno), 2 squalifiche per prova televisiva, una per insulti alla quaterna arbitrale. In tutto, comprese anche le squalifiche per somme di ammonizioni, 30 giornate di squalifica già scontate. Che domani, il giudice sportivo, potrebbe far diventare tra le 32 e le 35, una volta sanzionati anche Perrotta e De Rossi, espulsi nel match di domenica sera a Bari. I numeri di questa stagione e disegnano un quadro fin troppo esplicito: la squadra soffre la pressione e, soprattutto quando la situazione si complica e i risultati faticano ad arrivare, perde la testa. Specchio di questa tendenza è proprio De Rossi: il colpo sul volto di Bentivoglio, costato la decima espulsione in giallorosso, evoca gli spettri del mondiale del 2006, della gomitata a McBride. Ma anche quella a Srna a Donetsk, contro lo Shakhtar due mesi fa, pagata con 3 turni di stop in Champions. E seguita allo scatto nella gara di andata all'Olimpico che la Uefa aveva deciso di ignorare dopo l'istanza con documentazione video presentata dal club ucraino. Episodi che hanno iniziato a fargli avvertire un senso di abbandono da parte dei tifosi che credeva dalla sua parte. La priorità della dirigenza entrante, è risolvere la situazione creatasi intorno al centrocampista, ricordando la volontà di DiBenedetto di puntare sui talenti cresciuti nel territorio e del club. Difficile, però, capire quanto ancora il centrocampista si senta al centro dell'universo Roma. E quanto, soprattutto, voglia farne parte.
RIVOLUZIONE ETICA - Anche per questo, una delle priorità della gestione entrante è una nuova "coscienza etica", battaglia a cui Baldini aveva iniziato a lavorare nel corso della sua prima avventura romanista. Già in quegli anni, quando venivano meno i risultati, la squadra piombava in una difficile gestione dell'autocontrollo, pesante soprattutto nel bilancio disciplinare. E che, alla lunga, pesava anche sul risultato sportivo della squadra, costretta a rinunciare a giocatori importanti per comportamenti intollerabili. In più, gesti come quello di ieri di De Rossi, ma anche di altri suoi compagni nel recente passato (gli insulti di Mexes al quarto uomo dopo Roma-Napoli, ad esempio) restituiscono un'immagine tutt'altro che positiva all'esterno. Un elemento che rischia di creare problemi nello sfruttamento pubblicitario del marchio e dell'immagine del club giallorosso all'estero e verso le grandi aziende sponsor, alla base del business plan americano. Nessuno - ovviamente - vuole mettere la propria faccia su una squadra incline ai colpi di testa. Anche per questo si lavorerà molto, anche con la guida tecnica della prossima stagione (a proposito, scemano le possibilità di Mazzarri, già propostosi a Montali ma poco gradito ai nuovi manager). Partendo proprio dalla testa dei giocatori.