CORSPORT (S. AGRESTI) - Se lallenatore della Roma sarà Luis Enrique, come molti indizi lasciano supporre, la nuova dirigenza giallorossa non debutterà con una scommessa, ma con un azzardo. Metterà infatti la squadra - la sua prima squadra, quella con cui si presenterà al calcio - nelle mani di un allenatore più che immaturo. Senza esperienze alla guida di un grande gruppo, quello che la Roma vuole e deve essere; senza conoscenze dirette del calcio italiano, così come della società giallorossa; senza contatti precedenti addirittura - con la panchina di un campionato vero, sia questo la Serie A
Attorno alla panchina della Roma, nelle ultime settimane, hanno volteggiato i nomi di molti allenatori. Alcuni assai affascinanti ( Ancelotti, Wenger, Guardiola, Villas Boas), altri decisamente di meno (Pioli, Emery, Domingos, Garcia, Bielsa, lo stesso Montella), altri ancora quasi provocatori (lex laziale Rossi, lex juventino Deschamps). Ne abbiamo citati tanti, e tutti quanti hanno un motivo tecnico di esistere: cè chi è un santone della panchina, chi ha appena vinto o convinto allestero, chi ha fatto bene in Italia, chi ha esperienza, chi conosce lambiente giallorosso. Ciascuno di loro, insomma, ha una base su cui poggiare la propria candidatura ( poi si può discutere se siano più i pro o i contro di ognuno e se sia opportuno affidargli la Roma, ma questo è un altro discorso). Luis Enrique è un caso a parte perché - pensateci non esiste un solo motivo per cui debba guidare una squadra così importante, per di più in un momento delicato come quello del rilancio.
Sia chiaro: non abbiamo avversioni particolari o specifiche nei confronti di Luis Enrique, al quale anzi auguriamo ogni fortuna per la sua carriera di allenatore. Lo ricordiamo splendido calciatore delle più grandi squadre spagnole, lo rivediamo colpito da Tassotti ai Mondiali del 94, ma come tecnico ci è sconosciuto. Ed è sconosciuto a tutti, ad alti livelli e anche a livelli un po più bassi, perché finora si è misurato solo con la squadra B del Barcellona. Niente, insomma, vieta che diventi un mago della panchina.
A noi rimane il dubbio sui motivi per i quali debba essere la Roma a collaudarne le qualità come allenatore vero. Perché i nuovi dirigenti non riescono ad arrivare a un grande nome ( e sarebbe molto preoccupante) o, semplicemente, per la voglia di stupire con una scelta originale e imprevedibile? Se la verità fosse questultima, saremmo allibiti: qui adesso cè bisogno di certezze, non è il momento di misurare le proprie capacità come talent- scout di allenatori. E nel caso in cui si cercasse un giovane, a questo punto meglio Montella, sul quale abbiamo espresso perplessità ma che almeno sa tutto del mondo e dei calciatori giallorossi.
La nuova Roma, dunque, sta per puntare gran parte del proprio tesoro non sul rosso o sul nero, bensì sullo zero. Non una scommessa, ma un azzardo. I tifosi aspettano Luis Enrique e incrociano le dita.