Non una scommessa ma un azzardo

27/05/2011 alle 11:25.

CORSPORT (S. AGRESTI) - Se l’allenatore della Roma sarà Luis Enrique, come molti indizi lasciano supporre, la nuova dirigenza giallorossa non debutterà con una scommessa, ma con un azzardo. Metterà infatti la squa­dra - la sua prima squadra, quella con cui si presenterà al calcio - nelle mani di un allenatore più che immaturo. Senza espe­rienze alla guida di un grande gruppo, quello che la Roma vuole e deve essere; senza conoscenze dirette del calcio italia­no, così come della società giallorossa; senza contatti precedenti ­addirittura - con la panchina di un campionato vero, sia questo la Serie A

Attorno alla panchina della Roma, nelle ultime settima­ne, hanno volteggiato i nomi di molti allenatori. Alcuni as­sai affascinanti ( , Wenger, Guardiola, Villas Boas), altri decisamente di meno (Pioli, Emery, Domin­gos, , Bielsa, lo stesso Montella), altri ancora quasi provocatori (l’ex laziale Ros­si, l’ex juventino De­schamps). Ne abbiamo citati tanti, e tutti quanti hanno un motivo tecnico di esistere: c’è chi è un santone della panchina, chi ha appena vin­to o convinto all’estero, chi ha fatto bene in Italia, chi ha esperienza, chi conosce l’am­biente giallorosso. Ciascuno di loro, insomma, ha una ba­se su cui poggiare la propria candidatura ( poi si può di­scutere se siano più i pro o i contro di ognuno e se sia op­portuno affidargli la Roma, ma questo è un altro discor­so). Luis Enrique è un caso a parte perché - pensateci ­non esiste un solo motivo per cui debba guidare una squa­dra così importante, per di più in un momento delicato come quello del rilancio.

Sia chiaro: non abbiamo avversioni particolari o spe­cifiche nei confronti di Luis Enrique, al quale anzi augu­riamo ogni fortuna per la sua carriera di allenatore. Lo ri­cordiamo splendido calciato­re delle più grandi squadre spagnole, lo rivediamo colpi­to da Tassotti ai Mondiali del ‘ 94, ma come tecnico ci è sconosciuto. Ed è sconosciu­to a tutti, ad alti livelli e an­che a livelli un po’ più bassi, perché finora si è misurato solo con la squadra B del . Niente, insom­ma, vieta che diventi un ma­go della panchina.

A noi rimane il dubbio sui motivi per i quali debba esse­re la Roma a collaudarne le qualità come allenatore ve­ro. Perché i nuovi dirigenti non riescono ad arrivare a un grande nome ( e sarebbe molto preoccupante) o, sem­plicemente, per la voglia di stupire con una scelta origi­nale e imprevedibile? Se la verità fosse quest’ultima, sa­remmo allibiti: qui adesso c’è bisogno di certezze, non è il momento di misurare le proprie capacità come ta­lent- scout di allenatori. E nel caso in cui si cercasse un giovane, a questo punto me­glio Montella, sul quale ab­biamo espresso perplessità ma che almeno sa tutto del mondo e dei calciatori giallo­rossi.

La nuova Roma, dunque, sta per puntare gran parte del proprio tesoro non sul rosso o sul nero, bensì sullo zero. Non una scommessa, ma un azzardo. I tifosi aspet­tano Luis Enrique e incrocia­no le dita.