IL ROMANISTA (V. VALERI) - Big contro piccole, Galliani contro Beretta. In fin dei conti, il calcio di serie A contro se stesso. La querelle sui diritti tv si sta trasferendo nelle aule della Corte di Giustizia del Coni, alla quale Inter, Juventus, Milan, Napoli e Roma
I club minori si stanno battendo affinché questo benedetto 25%, che finirebbe nelle casse delle società il prossimo anno, si ripartisca con criteri differenti rispetto a quanto fatto finora, considerando i bacini dutenza e i dati auditel delle gare trasmesse in criptato. Un modo, a detta dei sostenitori di questa proposta, per ridurre il distacco e andare incontro a campionato più equilibrati. Ma le nuove cinque sorelle non ci stanno, quantificano i danni economici e si schierano compatte contro la Lega e il suo presidente, Maurizio Beretta. Che nel Consiglio di Lega dellaltro ieri ha votato a favore della delibera del 15 aprile, facendo cadere la consueta neutralità del presidente ma soprattutto infischiandosene di quanto deciso dallAlta Corte, che aveva accolto il ricorso delle big, che chiedevano di sospendere lefficacia della delibera sullindividuazione dei bacini dutenza tramite tre istituti demoscopici.
Ieri, sono pervenuti sul tavolo dei giudici ulteriori motivi del ricorso: «La difesa chiede allAlta Corte - si legge nella nota emessa da questultima - , ad integrazione del provvedimento cautelare già emesso, di sospendere in via cautelare con decreto presidenziale, lefficacia della delibera dellAssemblea della Lega del 15 aprile e/o comunque lefficacia della deliberazione consiliare dell11 maggio che da essa deriva e consegue».
Un ulteriore segnale forte che arriva a Beretta, insieme alle minacce di un addio alla Lega da parte del fronte dei cinque. Galliani è pronto alla guerra: «Beretta si assumerà le sue responsabilità, anche patrimoniali». Garrone, presidente della Sampdoria, è di parere diverso: «Beretta ha fatto ciò che doveva fare». Risulta curioso, però, che a maggio 2011 si discuta una delibera che in teoria segue le linee guida di una legge approvata in consiglio dei minsitri nel 2007 e porta il nome di Giovanna Melandri, al tempo Ministro dello Sport.




