Filosofia Luis Enrique: "La chiave è l'ambizione"

26/05/2011 alle 20:11.

REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Al mondo è noto per i trascorsi con la maglia del Barcellona, in Italia per una gomitata ricevuta da Tassotti a Usa '94. In Catalogna, invece, Luis Enrique è solo Lucho, il ragazzo arrivato al Barcellona nel '96 dal Real e diventato una bandiera del club.

"MODELLO VAN GAAL" - Radiografia di un vincente. Questo, almeno, quello che emerge dalle parole del tecnico che, il 5 giugno, dopo aver concluso il suo primo campionato di segunda division dove ha portato al termine della scorsa stagione il B, saluterà il club catalano. "Considero il mio ciclo da allenatore del B finito - spiega Luis Enrique - sono state tre stagioni meravigliose, ma non posso ingannare nessuno né tantomeno me stesso: il mio tempo qui sta per finire. Ma non lascerò mai davvero il , seguirò sempre le sue vittorie da tifoso". Un addio annunciato da tempo: il futuro, dopo il "no" all'Atletico Madrid di pochi giorni fa, sembra sempre più destinato a colorarsi di giallorosso. Un salto importante, lasciare la casa madre per approdare in un calcio sconosciuto, all'alba di un cambio societario e reduce da una stagione disastrosa. Una rivoluzione nella capitale, dove sbarca un nuovo modello di fare calcio, e per lui. Il motivo? Facile: "La ambición es clave". Per lui e per i giocatori: "Soprattutto conta l'ambizione, se parliamo di giocatori già dotati di un grande livello tecnico". Come quelli della Roma. Perché anche su ciò che veramente conta nel calcio, l'allenatore asturiano ha le idee chiare: "Il vero momento di gloria è quando si centra l'obiettivo che ci si era posti all'inizio della stagione". Dichiarato, anche, il modello a cui si ispira: "Ho avuto tanti buoni allenatori, ma Van Gaal è stato un tecnico differente, che metodologicamente mi ha insegnato tanto".

"LA MIA VITA È IL CALCIO" - Metodi che sono tornati utili nell'approccio a una panchina: "Da quando alleno la mia vita è interamente dedicata al calcio, cerco di riservare tempo alla famiglia e allo sport, ma il calcio occupa tutta la mia attenzione. Il campo non mi manca, anche se preferivo essere giocatore che allenatore: quando giochi partecipi direttamente e devi prendere delle decisioni, il tecnico deve aiutare a prendere decisioni che aiutino la squadra". Proprio su ciò che pretende dalla squadra, Luis Enrique ha le idee limpidissime: "Calciatori si nasce ma ci si deve anche costruire. Il "futbol" è uno sport molto complesso, in cui è necessario avere buona condizione fisica, tecnica e psicologica. Ci sono casi di giocatori che emergono più per qualità che per il loro fisico e viceversa". Senza dimenticare un principio fondamentale: "Che i calciatori sono persone molto più normali di quanto non le facciano sembrare i mezzi di comunicazione". Il tecnico è attentissimo al lato umano della gestione del club, ma anche a quello tattico: "Normalmente do consegne ai giocatori su come credo che i nostri rivali si adatteranno al nostro gioco e quali possibili soluzioni opporre. Dipende dalla condizione della squadra, dall'importanza del rivale, e della partita". Un gioco in perfetto stile : , possesso palla, giocate in verticale e improvvise. In più, lavoro quotidiano con tecniche innovative che prevedono anche l'utilizzo della tecnologia: "Se non avessi fatto sport ad alti livelli mi sarei dedicato all'informatica", giura "Lucho". Che invece nel mondo dello sport ha trovato anche amici veri: "Oltre al Pitu Abelardo, De La Peña e Puyol,". Vincenti, come lui.

SALUTI A TRIGORIA - Giorno di saluti domani a Trigoria, tra chi va (in vacanza) e chi viene, affacciandosi per la prima volta al cuore della Roma. La mattina alle 10.30, la squadra scenderà sul campo di Trigoria per un'amichevole con la Primavera, che chiuderà la stagione ufficiale, prima del rompete le righe per le vacanze estive. In attesa, però, di sapere dalla finale di coppa Italia le date del prossimo raduno per l'inizio della prossima stagione: se infatti il Palermo dovesse vincere la coppa, la prima gara ufficiale la Roma la giocherebbe il 28 luglio. Indispensabile allora radunarsi tra il 28 giugno e il primo luglio. Non ne sarebbe felice , che domani, per la prima volta, sarà a Trigoria per conoscere la squadra. Un giorno, tra l'altro, in cui mancheranno sia il direttore operativo Montali che l'ormai ex ds Pradè: entrambi partiranno stasera per essere sabato a Wembley per la finale di . avrà quindi la possibilità di iniziare a parlare con la squadra, rassicurare i giocatori sul futuro tecnico (potrebbe comunicare ufficialmente ai leader il nome del nuovo allenatore) e avviare il rapporto con . Il primo obiettivo sull'agenda del neo direttore sportivo è il rinnovo del mediano. Per gli altri, invece, è ora delle vacanze.