ROLLING STONE (A. PICCININI) - Io non sono il classico calciatore come lo intendete voi. Voi chi? Siamo un pugno di figure professionali antiche, moderne e modernissime, accampate in una saletta di Trigoria, il campo di allenamento della Roma
Di Saviano ho letto il libro e ho visto il film che hanno fatto. non so perché poi siamo finiti a parlare di Saviano Lui ha aperto un mondo, e lo ha fatto a suo rischio e pericolo. Mi fa pensare quanto si è spinto oltre e non può godersi niente della sua popolarità, persino dei suoi soldi, qualcosa avrà pure guadagnato Vivere nella paura io non ne sarei mai stato capace non penso di essere così coraggioso da riuscire a mettere in discussione tutta la mia vita. Una cosa poco da calciatore magari è questa. Daniele ha imparato bene la differenza che passa tra la retorica da stadio e la vita. A sue spese. Ma è sempre così.
Tifoso della Roma, romano di Ostia - la cosa conta, vedremo - comunque romano e romanista secondo il motto del Piccolo Gladiatore, coraggio ne ha vendere in campo. Scagliare il pallone dritto verso la porta da 25 metri il suo colpo segreto col rischio di mandarlo alle stelle di fronte a 20 telecamere e 20.000 persone, non è cosa da poco. Saltare col gomito alto e colpire un avversario, espulso, inquadrato in primo piano con la rabbia che esce come fuoco dal naso mentre chiunque a casa è capace di pontificare sul buon esempio e la lealtà bla bla, cosè? Il buon esempio? Tutto vero, rispettabilissimo si fa serio - Ma la domanda è: a chi devo dare il buon esempio? Devo vincere la partita o devo dare il buon esempio? La gomitata a Srna non ci ha fatto vincere, è venuta così, non cho pensato, cho pensato mentre la stavo dando. Cera uno che mi rompeva le scatole ed è stata una cosa istintiva. La verità è che nel calcio italiano di buon esempi se ne vedono pochi. Guarda solo dove giochiamo, gli stadi sono fatiscenti, i terreni scassati.
Sposato, separato da due anni, una figlia che adora - e per lei si è tatuato un Teletubbies sul braccio con le parole di Favola dei Modà. Gliela cantavo per addormentarla, aggiunge, quasi per scusarsi. Non ce nè bisogno. Una vicenda dolorosa che, dice, lo ha cambiato, lo ha reso più chiuso e sospettoso. Il coraggio serve su un campo di calcio, nella vita cè bisogno di tante altre qualità. Da qualche mese abito da solo a Campo de Fiori, proprio sulla piazza. dice - Volevo provare lesperienza di vivere in centro ed è indimenticabile. Il profumo del mercato, i ragazzi dei banchi, il fornaio. Nessuno rompe le scatole, nessuno si impiccia, ma poi è normale: mi guardano come avrei guardato io da ragazzino un calciatore che veniva ad abitare vicino casa. Ascolta gli Oasis, Mumford and sons. Da qualche tempo, aggiunge, è andato in fissa con Bob Dylan e con la musica di mio padre e mia madre. Gli brillano gli occhi quando indaghiamo sulle sue ultime playlist. Se passate da Campo deFiori a bere una birra, magari lo incontrate. Salutatemelo.
Il ritorno a casa la sera della partita andata male contro la Juventus lo racconta così: Quando si vince capita di andare coi compagni nei ristoranti più movimentati, quando si perde così nessuno ha voglia. Mi hanno aspettato gli amici che erano venuti allo stadio con me, abbiamo bussato al ristorante vicino. Era tardissimo, mezzanotte passata, i tavoli uno sopra laltro, il cuoco che bestemmiava nella sua lingua. Ho fatto locchietto triste dello sconfitto e channo fatto mangiare. Dopo il derby vinto con la Lazio, invece, gran colazione al bar: Siccome lì sono tutti laziali mi ero messo la maglietta di Totti sotto il maglione. Dicevano che se giocava Totti vincevano loro Vabbè, non si sono fatti trovare.




