REPUBBLICA.IT (F. BOCCA) - Laddio dei Sensi chiude una maniera ormai antica di fare calcio, almeno in Italia. Affrontare la gestione di un grande club col patrimonio di una famiglia, sia pure ricca, e con un ricchezza costruita addirittura nelle generazioni, non è più possibile. Pensiamo a uno degli affari più importanti registrati in questi primi giorni di calcio mercato.
Già la stessa gestione di Totti negli anni è stata un problema finanziario notevole. E nonostante tutto il patrimonio familiare ha retto un club ad alto livello e con uno dei monti stipendi più alti della serie A (65 milioni). La Roma, soprattutto negli ultimi anni, non ha mai avuto la capacità di ricapitalizzazione di un Moratti, che dispone alle spalle di ben altre coperture finanziarie ben radicate nelle sue aziende. Con i Sensi sparisce un modo di fare calcio molto diffuso in Italia e che per il momento può resistere solo a livelli più bassi, ma non quando si ha la pretesa di giocare per lo scudetto e di entrare stabilmente in Champions League, di andare più in là possibile persino nelle coppe europee. Milan, Inter, Juventus hanno coperture molto superiori ed è oggettivamente difficile reggere il confronto solo cercando di fare meno errori di loro sul mercato e nella gestione della squadra. I soldi non sono tutto il Milan non ha vinto solo per quello ma certo una bella mano la danno. E ciò nonostante i fallimenti sono sempre dietro langolo (vedi la Juventus che solo questanno aveva investito almeno una cinquantina di milioni sul rafforzamento della squadra). Qual è la differenza? La Juventus ha una cassaforte cui poter ancora attingere e paradossalmente può sbagliare molte altre volte ancora. E lo stesso per Milan e Inter. La Roma, e le squadre come la Roma, sono praticamente costrette a chiudere bottega e passare la mano a chi gli americani sembra avere almeno unorganizzazione più efficiente per tenere botta. Vedremo se basterà.




