IL SOLE 24 ORE (M. BELLINAZZO) - Indebitamento in crescita ricavi in lieve aumento e una patrimonializzazione ancora fragile che, in mancanza di stadi d: proprietà, fa perno sul parco calciatori. Ma non solo questo. Il ReportCalcio 2ou che sarà presentato a Roma, domani, dal presidente della Federazione italiana giuoco calcio,
Più nel dettaglio, tra il 2007 e il 2010, il valore della serie A è salito da 2,5 a 3 miliardi, mentre i debiti sono cresciuti da 1,9 a 2,3 miliardi (per la B si veda la scheda a fianco). La situazione debitoria verso gli altri club e verso il Fisco è migliorata grazie alle più stringenti regole d'iscrizione ai campionati. Ma, di contro, i debiti finanziari sono aumentati del 47% e quelli commerciali de139. I debiti costituiscono in media più dei tre quarti delle passività delle società di A. Il patrimonio netto del calcio professionistico è sceso poi da 460 a 406 milioni. La serie A, nel 2010, aveva un patrimonio netto di 354milioni (-12%), la B di 49 milioni. I club di Lega Pro (prima Divisione) nell'ultimo anno hanno mediamente visto contrarsi il patrimonio netto da 326mila a 55mila euro. Questo spiega più di ogni altra cosa la profonda crisi della vecchia serie C, che si prepara a scendere dagli attuali 85 team a 6o nell'arco di un triennio. Dunque, se l'indebitamento della massima serie ha subito un robusto incremento, non è stato così per i beni e i mezzi propri dei club. Si sono ampliate del 60% le immobilizzazioni finanziarie (soprattutto crediti). Ma l'equity ratio, il rapporto tra patrimonio netto e totale delle passività, è diminuito al 12% in A.
Le attività dei club sono rappresentate per circa un terzo dai diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, frutto degli elevati costi del calciomercato che incidono parallelamente sul fronte ammortamenti, eseguiti peraltro in base alla durata dei contratti. Ma questo asset- il valore degli atleti - sarebbe ben più volatile se anzichè i principi contabili nazionali le società applicassero gli Ias (i principi internazionali) che impongono di riportare in bilancio il loro valore di mercato (fair value). Quale sarebbe oggi il valore di mercato di Cavani? E quello di una rosa appena retrocessa nella serie cadetta? È evidente, perciò, che senza impianti di proprietà, politiche più aggressive e di internazionalizzazione sul fronte dei ricavi commerciali (sfruttando anche i canali dei social network), e una riduzione della dipendenza dai diritti tv (sulla ripartizione dei 200 milioni legati ai bacini d'utenza, intanto, si profila in Lega un compromesso), la Penisola del pallone rischia di andare alla deriva, perdendo la partita con la più remunerativa Premier (anche se molti club inglesi sono superindebitati) e soprattutto con la Bundesliga alla quale la serie A dall'anno prossimo dovrà cedere un preziosissimo posto in Champions league.




