IL GIORNALE (F. ORDINE) - Dopo il divorzio dalla serie B, ecco la spaccatura intestina. Da ieri anche la Lega di serie A è ufficialmente divisa in due tronconi: da una parte i club medio-piccoli, coagulati intornoal laziale Lotito, dallaltra le cinque grandi storiche (Inter, Milan, Juv
Bene: Beretta ha saltato il «fosso» e si è schierato con i 15 nonostante avesse ricevuto, nel corso di un colloquio telefonico col presidente dellAlta corte del Coni, Riccardo Chieppa, il consiglio di «muoversi con estrema prudenza» e anzi di inviare celermente al medesimo tribunale sportivo la documentazione completa del caso.
La reazione delle 5 grandi è stata feroce. «Siamo allesproprio proletario» lachiosadiGallianiilqualehaindicatolunica strada possibile. «Ci rivedremo in tribunale» ha aggiunto prima di sferrare unattacco allo stesso Beretta. «Lavora tutto il giorno a Unicredit, non cè maiinLega. Votandosièassuntounagraveresponsabilitàdella quale risponderà» la notizia del prossimo pass, causa per dannipatrimoniali. ConGalliani si è schierato al volo Ernesto PaolillodellInterepiùtardianche Andrea Agnelli che ha paventato la creazione di una superlegapersuperareidissidiattuali. «Stiamo pensando di usciredalla Lega» la frase nuda ecruda. Il prossimoroundsarà nellassemblea di lunedì prossimo, poi toccherà alle carte bollate.
Beretta, che ha subito in questi mesi il condizionamento di Lotito anche nella vicenda del contratto collettivo così da far rischiare lo sciopero del sindacato calciatori, si è difeso a modo suo. «Non potevo non dare seguito alla delibera» ha spiegato. Mentre il regista dellesproprio proletario, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha definito abnorme il verdetto dellAlta Corte attirandosi i fulmini di Gianni Petrucci, presidente del Coni. «Di abnorme, nello sport, cè solo il debito della Lazio nei confronti del Coni» ha tuonato il numero uno del Foroitalico. Evidente, in questo stato, lassenza di potere. Il presidente della federcalcio Giancarlo Abete ha fatto sapere che non intende mettere becco nella vicenda. Se ne terrà a debita distanza, come se fosse competenza della Lega anti-fumo. «Meno male che cè il Coni» ha sentenziato Andrea Agnelli. Abete non vuoleassumersilonoredelnegoziato daimporrealle duefazioni in guerra tra loro nonper unaquestione di principio come sostiene langelico Cellino, presidente del Cagliari, ma per mettere la mani sul malloppo di 200 milioni. «Qui cè qualcuno che vuole chiudere in parità il bilancio» ha segnalato Paolillo. Già, perché - grazie al voto di ieri - la delibera consentirà ai 15 club di inserire a bilancio le eventuali cifre con cui «nascondere» il passivo. Cifre fittizie, naturalmente.




