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Beretta sta con le piccole. Le big della serie A: «Pronte a lasciare la Lega»

12/05/2011 alle 11:15.

IL GIORNALE (F. ORDINE) - Dopo il divorzio dalla serie B, ecco la spaccatura intestina. Da ieri anche la Lega di serie A è ufficialmente divisa in due tronconi: da una parte i club medio-piccoli, coagulati intornoal laziale Lotito, dall’altra le cinque grandi storiche (Inter, Milan, Juv

Bene: Beretta ha saltato il «fosso» e si è schierato con i 15 nonostante avesse ricevuto, nel corso di un colloquio telefonico col presidente dell’Alta corte del Coni, Riccardo Chieppa, il consiglio di «muoversi con estrema prudenza» e anzi di inviare celermente al medesimo tribunale sportivo la documentazione completa del caso.

La reazione delle 5 grandi è stata feroce. «Siamo all’esproprio proletario» lachiosadiGallianiilqualehaindicatol’unica strada possibile. «Ci rivedremo in tribunale» ha aggiunto prima di sferrare unattacco allo stesso Beretta. «Lavora tutto il giorno a Unicredit, non c’è maiinLega. Votandosièassuntounagraveresponsabilitàdella quale risponderà» la notizia del prossimo pass, causa per dannipatrimoniali. ConGalliani si è schierato al volo Ernesto Paolillodell’Interepiùtardianche Andrea Agnelli che ha paventato la creazione di una superlegapersuperareidissidiattuali. «Stiamo pensando di usciredalla Lega» la frase nuda ecruda. Il prossimoroundsarà nell’assemblea di lunedì prossimo, poi toccherà alle carte bollate.

Beretta, che ha subito in questi mesi il condizionamento di Lotito anche nella vicenda del contratto collettivo così da far rischiare lo sciopero del sindacato calciatori, si è difeso a modo suo. «Non potevo non dare seguito alla delibera» ha spiegato. Mentre il regista dell’esproprio proletario, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha definito abnorme il verdetto dell’Alta Corte attirandosi i fulmini di Gianni Petrucci, presidente del Coni. «Di abnorme, nello sport, c’è solo il debito della Lazio nei confronti del Coni» ha tuonato il numero uno del Foroitalico. Evidente, in questo stato, l’assenza di potere. Il presidente della federcalcio Giancarlo Abete ha fatto sapere che non intende mettere becco nella vicenda. Se ne terrà a debita distanza, come se fosse competenza della Lega anti-fumo. «Meno male che c’è il Coni» ha sentenziato Andrea Agnelli. Abete non vuoleassumersil’onoredelnegoziato daimporrealle duefazioni in guerra tra loro nonper unaquestione di principio come sostiene l’angelico Cellino, presidente del Cagliari, ma per mettere la mani sul malloppo di 200 milioni. «Qui c’è qualcuno che vuole chiudere in parità il bilancio» ha segnalato Paolillo. Già, perché - grazie al voto di ieri - la delibera consentirà ai 15 club di inserire a bilancio le eventuali cifre con cui «nascondere» il passivo. Cifre fittizie, naturalmente.