Vanzina: "Qui DiBenedetto può trovare... l’America"

16/04/2011 alle 11:39.

CORSPORT (A. FANI') - Enrico Vanzina è un regista, sceneggiatore e produttore legato a doppio filo all’epopea di «Un ame­ricano a Roma». Suo padre, Steno, fu regista del capo­lavoro di Sordi.

Vanzina, stavolta a Roma un americano arriva dav­vero.

«Sì, stavolta arriva. Però abbiamo assistito a una trattativa lunga e per certi versi misteriosa. Devo am­mettere che l’entusiasmo del primo giorno dentro di me è un po’ scemato».

Come mai?

«Perché queste lungaggi­ni mi hanno fatto capire che è arrivato un americano ma non “ l’americano” che ci aspettiamo noi, non quello del nostro immaginario col­lettivo. Non è arrivato un Abramovich, ecco, per in­tenderci. Piuttosto un uomo d’affari che mi pare guardi alle “centomilalire”...».

Gli italiani e gli america­ni, anzi i romani e gli ame­ricani. Più ammirazione o più complesso d’inferiori­tà?

«No, no, direi ammirazio­ne, da sempre. Grande am­mirazione. Gli americani per noi sono quelli della Se­conda Guerra Mondiale, della cavalleria e degli “ar­rivano i nostri”. Sono il sim­bolo della libertà, per noi italiani. E poi DiBenedetto mi è simpatico».

Lo conosce bene?

« Posso dire che vado spesso a Boston per alcune mie passioni, tra le quali i Red Sox, di cui ho seguito anche alcune finali di World Series. La cordata DiBenedetto è fatta di uo­mini di sport, gente che sa quello che fa e quello che vuole. Mi auguro vogliano il bene della Roma, a que­sto punto».

Le difficoltà della tratta­tiva verranno rimpiazzate da grandi risultati sportivi? Lei cosa “sente”?

« Tanti soldi non signifi­cano direttamente tante vit­torie. Magari sarebbe bello anche un progetto di soli giovani, per ricominciare tutto da capo. Sarebbe una cosa molto americana».

DiBenedetto ha trovato l’America a Roma?

«Questo non lo so. Certa­mente trova un grande po­polo e un grande pubblico. Se si comporterà bene, co­me i romani si aspettano, avrà trovato il paradiso».