IL ROMANISTA (P. BRUNI) - «DiBenedetto dice che sono un mago? È una parola pesante e bella allo stesso tempo, ma contro lUdinese è tutta la squadra che ha fatto la magia». Totti è immenso. È immenso pure per questo. Perché a 34 anni, di cui 18 nella Roma, dopo uno scudetto, due Coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Scarpa doro, qualche milione di premi individuali, 203 gol in Serie A a meno due da Baggio e una doppietta allUdinese con un gol allultimo secondo, Francesco potrebbe benissimo rispondere a Mediaset: «Sì, DiBenedetto ha ragione. Sono un mago».
E invece no, il Capitano è il più umile degli eroi. «È la squadra che è magica ». Per forza, è la Roma. Rewind. Rapido passo indietro. È la notte di Udine, Sua Maestà ha appena concluso laffresco, il capolavoro tottiano è compiuto, per i romanisti lorgasmo è raggiunto. Damato fischia la fine, per Francesco è la terza doppietta nelle ultime quattro partite. «Wonderful», avrà sicuramente commentato dallaltra parte delloceano Thomas Richard DiBenedetto. Che qualche tempo fa sintetizzò così il suo pensiero su Totti: «È un mago». Parole che arrivano allorecchio della gente con un ritmo così armonioso da fare invidia ad un valzer di Strauss.
A trentacinque primavere da compiere il prossimo settembre, Francesco Totti sembra un ragazzino, tirato a lucido come non mai e ancor più decisivo rispetto a quindici anni fa. I record stanno crollando uno dopo laltro e il desiderio di vederlo in campo per ancora molto tempo si sta tramutando, ad occhi e croce, in unimminente petizione popolare. Il suo domani calcistico potrebbe intersecarsi con quello di un altro romanista rimasto nel cuore dei tifosi, Carlo Ancelotti. «Lui lha sempre detto continua il numero dieci nellintervista a Mediaset , prima o poi riuscirà ad allenare la Roma: e io spero di esserci ancora quando arriverà». Immaginatevi cosa potrebbero fare assieme. Che poi, in fin dei conti, con laggiunta di De Rossi diventerebbe un bellissimo trio, ben assortito e su cui consolidare i futuri successi della Magica.
Gli ultimi due mesi hanno riconsegnato al Capitano voglia e stimoli. Con Montella in panchina (e non lui) si è ritrovato al centro: sia dellattacco, sia del progetto. «Ora mi godo questo momento. La Nazionale non fa più per me: voglio pensare a Udinese e Lazio, che sono le nostre rivali per il quarto posto». Peccato, comunque, non poterlo più ammirare con la divisa dellItalia e godere delle sue giocate perché a Prandelli farebbe maledettamente comodo. Ma tanto cè Cassano, no?