IL TEMPO (A. AUSTINI) - Uniti per costruire una grande Roma. Ma con compiti diversi: gli americani sul ponte di comando, Unicredit nel ruolo di partner finanziario. Al rientro da Boston Paolo Fiorentino, vice-direttore della banca, chiarisce i rapporti di potere nel futuro del club, cancellando i timori di una Roma «ancora in mano alle banche» come malignato da qualcuno dopo la chiusura dell'affare. «Da parte nostra ci sarà un supporto strutturale, abbiamo fornito un prestito per consentire di riordinare i conti senza chiedere anticipazioni sui ricavi futuri ma sulla gestione lasceremo la palla a DiBenedetto. Adesso - spiega Fiorentino - ci sarà bisogno di fare mercato e se ne occuperanno i nuovi manager».
Dopo qualche segnale di sfiducia durante le trattative, ora Unicredit sembra volersi allineare in tutto e per tutto al progetto ideato da DiBenedetto. «E' stata l'offerta migliore. Ci sono tutte le garanzie sullo sviluppo del progetto. Sono rimasto molto colpito - racconta il numero 2 di Unicredit a Gr Parlamento - dalla loro esperienza nella gestione di marchi sportivi e nella capacità di costruire una serie di eventi che trasformano la squadra in un "oggetto da media". Non sono chiacchiere ma cose che loro hanno fatto in America, in particolare DiBenedetto sui Red Sox e Pallotta sui Boston Celtics». Il secondo ha stregato Fiorentino: «Con Pallotta ho avuto un incontro illuminante: è un uomo molto appassionato oltre che determinato. DiBenedetto ha un taglio più manageriale ed è colui che destinerà il suo tempo alla gestione della Roma. Ai primi di giugno diventerà presidente». Il club giallorosso è stato venduto a un prezzo molto più basso rispetto alle trattative degli anni passati, «ma non potevamo fare di meglio: l'Arsenal, per esempio, è stato pagato di più ma ha uno stadio di proprietà. Speriamo - chiude Fiorentino - che stavolta l'affare l'abbiano fatto la Roma e la città».