Roma, oh yes. UniCredit dà l’ok, oggi DiBenedetto nuovo presidente

15/04/2011 alle 10:11.

GASPORT (A. CATAPANO) - Con il naso all’insù, ai piedi di Kevin Garnett, una specie di gigante buono. I Celtics si divertono con i Knicks (112-102), chiudono la stagione regolare e danno appuntamento a domenica, gara-1 dei playoff. Nel parterre, in prima fila, tre spettatori arrivati dall’Italia: Paolo Fiorentino, Piergiorgio Peluso, Roberto Cappelli. Si è scoperto perché i vertici di UniCredit hanno anticipato la partenza per gli Stati Uniti: James Pallotta li aveva invitati al Garden per la passerella finale dei Celtics, la creatura di cui va più orgoglioso (e per la quale un anno fa, in finale coi Lakers, si beccò 100.000 dollari di multa per proteste).

L’agenda prevede che l’atto conclusivo si consumi entro mezzogiorno, le sei del pomeriggio in Italia: riunione e firme su un contratto preliminare che i passi obbligati da Antitrust e Consob in un mese renderanno definitivo. A seguire, breve conferenza stampa. All’una Pallotta deve scappare, ha un altro appuntamento. Cos’è la Roma per il 18 ° uomo più ricco di Boston, detto anche «il re degli hedge fund» ? Un altro affare, ma forse un pizzico più speciale: da giorni questo sportivo di successo con genitori di origine romane (e romaniste?) lavora fianco a fianco con DiBenedetto per pianificare la crescita di quest’altra sua creatura. Solo, ieri si è stupito di trovarsi schiere di fotografi e telecamere davanti al portone di casa. La «coda del mostro» (copyright DiBenedetto) ha già sconvolto Boston, come volevasi dimostrare. Attenti a quei due Questi simpatici italo-americani volano alti: vittorie, trofei, tournée estive, academy sparse nel mondo per scovare nuovi talenti, perfino una hall of fame con tessera numero 1. Sognano? Loro ci credono, ma sanno che occorreranno anni. Ora tirano fuori una cinquantina di milioni per rilevare il pacchetto di maggioranza, ne metteranno altrettanti con UniCredit per l’aumento di capitale.

E’ un progetto a lungo termine, un quinquennio almeno, che dovrà superare delle tappe. La prima, la più dura perché andranno sistemati i bilanci, prevede investimenti, ricambio della squadra, ringiovanimento, snellimento del tetto ingaggio. Senza rinunciare al talento, of course.