Perinetti: «Staff da Champions. Occhio agli equilibri»

29/04/2011 alle 10:48.

GASPORT (G. CALVI) - Sarebbe stata la sua partita, una sfida segnata da intense emozioni, sull’onda del passato che spinge sino alla riva del presente. Invece, Giorgio Perinetti può parlare di Bari-Roma solo da tifoso speciale delle due creature che gli hanno regalato gioie professionali. «La Roma può ancora qualificarsi in Champions, ha l’obbligo di vincere contro quel Bari che io mai avre

Nell’agosto 2009, il suo Bari fu illuso dalle proposte del texano Tim Barton, poi rivelatosi un bluff. Con DiBenedetto, la Roma ha l’americano giusto? «Me lo auguro, da romano e da romanista. Il primo garante sulla nuova proprietà resta Unicredit, che, per necessità o per esplicita volontà, ha mantenuto una sua presenza nell’assetto societario. Nulla a che vedere con la storia di Barton al Bari, mi sembra che DiBenedetto possa rappresentare la svolta. I tifosi, però, non si aspettino gesti passionali, decisioni genuine dettate dall’amore. Io parto dal presupposto che, quando si muove un americano, è scontato il suo obiettivo di fare business. La speranza è, che se UniCredit ha fiancheggiato l’operazione, si tratti della soluzione migliore» .

Finita l’era Sensi. Giusto così? «Ormai diventata pesante la situazione debitoria, si rendeva necessario un piano di rientro e di investimenti. Ho avuto il piacere di lavorare per Sensi sia alla Roma che al Palermo e so quanto la sua famiglia è legata alla fede giallorossa. Obiettivamente era difficile continuare a gestire il club» .

Secondo lei, DiBenedetto effettuerà subito investimenti importanti per cercare di mettersi al passo di Milan e Inter? «Non sarebbe possibile, comunque, spendere tantissimo e porsi in pochi mesi al livello delle milanesi. Piuttosto, gli americani programmeranno, con tappe graduali, un progetto di potenziamento dell’organico, mirando sul mercato bersagli giovani e di qualità. Certo, una qualificazione in con i proventi che ne deriverebbero, agevolerebbe il cammino della nuova Roma. Tutto è legato ai risultati delle dirette concorrenti» .

Che fare di Vucinic e Menez? «Se dispongo di due talenti come loro, ci penso mille volte prima di metterli sul mercato. Sì, Vucinic ha pause e Menez si pone alla sua maniera; eppure, il montenegrino ha numeri da campione e il francese sa creare superiorità. Io li terrei» .

Baldini, e Montali: lo staff di primissimo livello. «Sono personaggi di spessore. Per ottenere risultati, però, sarà fondamentale che i tre trovino i necessari equilibri tra i vari settori di competenza» .

Costruiti i gioielli Bari e Siena, un romanista doc come lei non sogna di lavorare nella Roma di DiBenedetto? «Sono cresciuto con la Roma e ambisco, un giorno, a godermi un’altra esperienza nella società che, da sempre, amo. In particolare, per il futuro mi vedrei realizzato nel campo in cui sono nato, cioè nel vivaio, per scoprire talenti. Per il mio modo di operare, soffrirei, però, nell’essere inglobato in uno staff numeroso come quello della nuova Roma. Preferisco, per ora, una società più piccola, in provincia, ed essere autonomo nei movimenti. Anche perché, nel calcio, se comandano molte teste...» .