IL TEMPO (A. AUSTINI) - Se tre indizi fanno una prova, la nascita della Roma americana è davvero questione di ore. La giornata di ieri, teoricamente dedicata ai preparativi della firma prevista domani a Boston, si è riempita di segnali positivi. Il primo, e per certi versi il più significativo, arriva da Silvio Berlusconi.
A cominciare dallo sfruttamento del marchio e la comunicazione. Il «benvenuto» di Berlusconi non è un passaggio scontato: nelle precedenti tentativi di ingresso nel calcio italiano di gruppi esteri - dai russi della Nafta Mosca a Soros - si è sempre registrata una certa resistenza della politica. Anche di quella sportiva. Nel frattempo il mondo è cambiato e anche il calcio è quasi costretto ad accettare una svolta storica che partirà proprio da Trigoria. Col benestare di tutti: ancor prima che diventi presidente, DiBenedetto ha già appuntamenti fissati (da altri) con il sindaco Gianni Alemanno e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Sarà il caso di chiarire in fretta anche il «disguido» sullo stadio Olimpico nato con il Coni di Petrucci. Intanto, insieme a Berlusconi, unistituzione del pallone nostrano come Marcello Lippi lo accoglie in pompa magna: «Facciamo tanti complimenti alle squadre inglese ma lì ci sono tanti proprietari stranieri: ben vengano anche in Italia se sono pronti a investire» ha sentenziato ieri a Radio Manà Manà lex ct azzurro, che ha liquidato con un «no grazie» la prospettiva di allenare la Roma il prossimo anno.
Adesso è il momento di firmare la vendita del club, poi sarà più chiaro chi occuperà quel posto in panchina. Il secondo indizio sullimminente chiusura dellaffare targato Usa lo ha dato Unicredit: i dirigenti Paolo Fiorentino, Piergiorgio Peluso e Andrea Giovannelli, accompagnati dallavvocato Roberto Cappelli dello studio Grimaldi, sono partiti già ieri verso gli Stati Uniti. In contemporanea hanno volato in direzione Boston gli altri legali: Mauro Baldissoni dello studio Tonucci, Stefania Lo Curto (Grimaldi) e Massimo Tesei (Carbonetti). Il blitz anticipato della banca preannuncia unaccelerazione nella fase finale della trattativa. Il lavoro di scrittura e revisione delle bozze dei contratti è proseguito sia durante il volo che dopo larrivo negli States, in tandem con i colleghi americani dello studio Bingham.
Nel pomeriggio di oggi a Boston (in Italia sarà già notte) arriverà Thomas DiBenedetto dalla Florida, per un primo incontro con gli uomini di Unicredit. Il d-day dovrebbe essere domani: alla presenza dellaltro socio del consorzio James Pallotta, DiBenedetto e la banca dovrebbero mettere le firme sulla vendita della Roma, con tanto di celebrazione davanti alle telecamere e i taccuini dei giornalisti in partenza oggi da Fiumicino, e rientro del «team» Unicredit in Italia in serata. La questione garanzie non rappresenta un problema: semmai negli ultimi giorni si è discusso su una «caparra» che Unicredit avrebbe gradito per superare le ultime incertezze. Limminenza degli «autografi» sui contratti è confermata da un terzo indizio. Ieri si è riunito in conference call il cda di Roma 2000: il dirigente di Unicredit Antonio Muto e, suo malgrado, Rosella Sensi hanno formalizzato il mandato con poteri di firma del presidente Attilio Zimatore che potrà così sottoscrivere il passaggio del club giallorosso agli americani per conto della società dei Sensi: attualmente Roma 2000 controlla il 67% di As Roma, ovvero la quota che in attesa dellOpa passerà alla Newco partecipata al 60% da DiBenedetto e i suoi tre soci (Pallotta, DAmore, Ruane) e, inizialmente, al 40% da Unicredit. Stavolta, insomma, dovremmo finalmente esserci: nessuno può permettersi altri rinvii. La nuova Roma ha già perso troppo tempo.