La Roma rinasce a Boston

16/04/2011 alle 11:58.

LA STAMPA (S. DI SEGNI) - Boston, One Federal Street, un fiocco giallorosso è appeso al trentaquattresimo piano di un grattacielo nel cuore del Financial District: qui è rinata la Roma. La storia del club cambia pagina con la firma di Thomas Richard DiBenedetto, gli ultimi spasmi della negoziazione con Unicredit hanno prodotto la s

Da ieri la Capitale non ha più paura. Entusiasmo e aspettative hanno rubato la scena all’ansia accumulata nei mesi (anni, se si sommano i passaggi a vuoto di chi ha tentato prima degli americani la scalata alla Magica). I propositi degli uomini venuti dal Massachussets infiammano la tifoseria, perché somigliano all’idea dei pionieri della Roma, la stessa dei presidenti che hanno lasciato il segno, Dino Viola e Franco Sensi: rilanciare la sfida allo strapotere del Nord. Di più, sovvertire le logiche del calcio italiano: «Speriamo di vincere quanto Berlusconi - la risposta di DiBenedetto agli auguri del Presidente del Consiglio - anche se lui ha riempito la bacheca rossonera in un momento in cui si poteva spendere senza badare ai conti. Adesso dobbiamo confrontarci con il fair play finanziario».

Il consorzio Usa ha le idee chiare su come fronteggiare i diktat di Platini: un piano di ricapitalizzazioni per sistemare il bilancio, un progetto che si basa sul rilancio del brand Roma, una politica di merchandising sconosciuta fin qui all’ombra del Cupolone. Il disegno prevede la costruzione di uno stadio di proprietà, ma DiBenedetto è consapevole che il sogno non si realizzerà prima di otto anni: sul tema è sorta la prima battaglia di Palazzo, le polemiche con il Coni hanno catapultato l’americano nella politica nostrana. Incuriosita, forse con un pizzico di timore, l’Italia del pallone attende le primemossedeglistatunitensi.

I quattro amici del New England, la prima impresa, di per sé, l’hanno compiuta mettendo le mani sul club di Trigoria: definire il perimetro dell’operazione conUnicredit, è stato tutt’altro che semplice. L’istituto di credito ha eletto da subito gli americani a interlocutore privilegiato, ma le schermaglie in fase di contrattazione non sono mancate. L’ultimo attrito è scaturito dai termini del finanziamento di quaranta milioni concesso dalla banca alla nuova Roma: un prestito, di fatto, a se stessa, perché il pacchetto di maggioranza della società (67%) sarà spartito tra DiBenedetto & Co. (60% in parti uguali) e Unicredit (40%).

D’ora in avanti, sarà interessante capire se le parti riusciranno a scrollarsi di dosso il clima di tensione generato da una trattativa estenuante. «Unità d’intenti», è la parola d’ordine per gli ex duellanti, che presto formeranno il nuovo governo giallorosso: tredici elementi comporranno il cda, otto saranno scelti dagli Usa, cinque da Piazza Cordusio.

Una delle sfide più interessanti sarà quella dei conti: dopo aver pattuito il prezzo della Roma (marchio e centro sportivo compreso) in 70,3 milioni di euro, sono già state programmate due ricapitalizzazioni da 45 milioni di euro ciascuna. La liquidità sarà utile per progettare il mercato e sovvertire le previsioni sul bilancio: 40 milioni di passivo, più i rischi legati alle cause di lavoro ereditate dalla gestione Sensi, compresa quella con Gabriel Batistuta da circa cinque milioni. Strano intreccio: il Re Leone, l’uomo dell’ultimo scudetto giallorosso, fra le grane di chi sogna di riportare il tricolore nella Capitale.