IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Meno di due giorni alla data che cambierà la storia della Roma. Già domani potrebbero essere messe le firme definitive per il passaggio della società giallorossa nelle mani di Thomas DiBenedetto e dei suoi soci.
Lattesa nella capitale cresce di minuto in minuto, se possibile la trepidazione è anche superiore a quella dei giorni in cui il futuro presidente è sbarcato a Roma. Quelle furono ore convulse con motorini e fotografi allinseguimento della limousine che portava DiBenedetto da un ufficio allaltro. Un serpentone che qui a Boston non si ripeterà. Un po perché non ci saranno tifosi al seguito e un po perché le superfici da coprire sono decisamente differenti. Sì, questa è lAmerica, il Paese delle opportunità dove tutto è grosso, eppure Boston è una città a misura duomo e il distretto finanziario si può coprire a piedi nel giro di pochi minuti. Tempo permettendo. Perché da martedì sera piove a dirotto. Non fa freddo, quello no, ed è già qualcosa visto che sulle strade ci sono ancora gli spazzaneve che tolgono i residui dellultima nevicata di circa una settimana fa. Neve no quindi, ma pioggia tanta. Anche se le previsioni dicono che da oggi il tempo dovrebbe migliorare.
Cambia poco, in realtà, perché limportante è che si arrivi alla chiusura della trattativa il più presto possibile, con qualsiasi condizione atmosferica. E, come detto, non ci dovrebbero essere perdite di tempo per spostamenti in auto nel traffico (per altro praticamente assente) da un ufficio allaltro. Si svolgerà tutto nel giro di poche centinaia di metri. Immaginatevi un triangolo isoscele formato dalle sedi degli uffici che faranno la differenza in questa vicenda: quelli di Michael Ruane, di James Pallotta, e di DiBenedetto. Nel mezzo il possibile luogo della firma, il numero 1 di Federal Street nello studio Bingham. Un triangolo che tutti i tifosi vorrebbero percorrere come una sorta di pellegrinaggio per cercare di capire quale potrà essere il futuro della Roma. Noi lo abbiamo fatto per loro. Partendo dal numero 28 di State Street, sede degli uffici della TA Realty Associates di Michael Ruane, che si trovano al decimo piano di un palazzo di cui non si riesce a vedere la fine. Allingresso il portiere seduto dietro ad una scrivania, accecante per quanto è lucida, chiede con chi vogliamo parlare. Fa la chiamata al posto nostro e risponde la sua assistente, Miss De Angelis, che in maniera cortese ma decisa ci spiega che non è possibile parlare con lui perché «Mr Ruane è molto impegnato in questi giorni e lo sarà per almeno altre due settimane nelle quali dovrà viaggiare molto». Niente da fare e luomo della vigilanza impedisce anche di salire fino al decimo piano per fotografare gli uffici, permettendoci di immortalare solo lesterno. Ma il tour nel futuro della Roma è appena iniziato.
Sotto unacqua incessante, che fa rimpiangere i 25 gradi lasciati in Italia, ci si potrebbe dirigere verso DevonshireStreet per andare poi verso Tremont Street dove già in passato si è andati a cercare DiBenedetto nei suoi studi. Ma stavolta preferiamo svoltare a sinistra puntando verso il mare e verso i tanti Wharf di Boston. Wharf ovvero le banchine. Il 50 di Rawes Wharf è il luogo dal quale James Pallotta coordina la sua attività, questo ovviamente quando non si riposa nella sua villa principesca che si è costruito qualche tempo fa e che ha fatto parlare anche i giornali della città. Un palazzo bellissimo che si affaccia sulla baia con le barche a vela che la attraversano. Stavolta non cè nessuno della security a bloccare il nostro cammino. Basta guardare sulla lista delle compagnie presenti nelledificio per individuare il piano della Raptor. Si sale, le porte dellascensore si spalancano in una sala daccoglienza silenziosa e lussuosa. Cè solo una segretaria alla quale chiediamo di poter parlare con James Pallotta. Ci fa accomodare su un divano con una vista mozzafiato sulla baia. Roba da stropicciarsi gli occhi. Pochi minuti e arriva unassistente di Pallotta seguita da un uomo massiccio. Ci dicono di essere sorpresi di vederci e che finora nessuno è arrivato fino a lì. Pallotta non ci può ricevere e ci invitano ad andarcene dicendo che ci avrebbero comunicato presto via telefono eventuali novità. In effetti la telefonata arriva pochi minuti dopo. Una chiamata con la quale un uomo ci dice di essere felice dellinteresse dimostrato per la vicenda, ma di non poter fare nessun tipo di dichiarazione almeno per il momento. Insomma, tutti hanno le bocche cucite e cè la massima attenzione a non far trapelare troppe notizie. Scesi nuovamente in strada non resta che lultima tappa: il numero 1 di Federal Street dove forse, è bene usare il condizionale, domani potrebbe arrivare la firma.
Qui direttamente sulla porta dingresso del grattacielo cè la scritta Bingham. Pass di accesso e via fino al 34esimo piano. Anche qui una hall spaziale, per metà di un bianco splendente e per metà in vetro. Qualche uomo daffari si aggira a passo svelto. Anche qui massimo riserbo: non si danno notizie. Non resta che tornare sotto la pioggia con lattesa che cresce, ma anche con una maggiore serenità. Perché ora i tanti nomi di compagnie, vie, uffici, fatti nel corso della trattativa non sono più appesi in uno spazio indefinito. Sono qui, sono reali, ci sono persone con le quali parlare e cè la sensazione di una potenza economica importante. E metà pomeriggio sulla costa est degli Stati Uniti, in Italia è già sera inoltrata. Per le vie di Boston la gente continua a camminare a passo svelto, magari per tornare a casa, oppure per andare alla partita. Al Garden in serata, quando in Italia è notte, nella parte nord della città, giocano i Celtics del tifosissimo Pallotta. A ovest, invece, cè il Fenway Park, la casa dei Red Sox di Baseball che hanno in corso la sfida con Tampa Bay. I Red Sox di cui DiBenedetto è co-proprietario. Domani potrebbe essere il giorno della firma, ma già oggi lo sport di Boston ha un non so che di romanista...