La nostra storia fra tre uffici

14/04/2011 alle 10:44.

IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Meno di due giorni alla data che cambierà la storia della Roma. Già domani potrebbero essere messe le firme definitive per il passaggio della società giallorossa nelle mani di Thomas DiBenedetto e dei suoi soci.

L’attesa nella capitale cresce di minuto in minuto, se possibile la trepidazione è anche superiore a quella dei giorni in cui il futuro presidente è sbarcato a Roma. Quelle furono ore convulse con motorini e fotografi all’inseguimento della limousine che portava DiBenedetto da un ufficio all’altro. Un serpentone che qui a Boston non si ripeterà. Un po’ perché non ci saranno tifosi al seguito e un po’ perché le superfici da coprire sono decisamente differenti. Sì, questa è l’America, il Paese delle opportunità dove tutto è grosso, eppure Boston è una à a misura d’uomo e il distretto finanziario si può coprire a piedi nel giro di pochi minuti. Tempo permettendo. Perché da martedì sera piove a dirotto. Non fa freddo, quello no, ed è già qualcosa visto che sulle strade ci sono ancora gli spazzaneve che tolgono i residui dell’ultima nevicata di circa una settimana fa. Neve no quindi, ma pioggia tanta. Anche se le previsioni dicono che da oggi il tempo dovrebbe migliorare.

Cambia poco, in realtà, perché l’importante è che si arrivi alla chiusura della trattativa il più presto possibile, con qualsiasi condizione atmosferica. E, come detto, non ci dovrebbero essere perdite di tempo per spostamenti in auto nel traffico (per altro praticamente assente) da un ufficio all’altro. Si svolgerà tutto nel giro di poche centinaia di metri. Immaginatevi un triangolo isoscele formato dalle sedi degli uffici che faranno la differenza in questa vicenda: quelli di Michael Ruane, di James Pallotta, e di DiBenedetto. Nel mezzo il possibile luogo della firma, il numero 1 di Federal Street nello studio Bingham. Un triangolo che tutti i tifosi vorrebbero percorrere come una sorta di pellegrinaggio per cercare di capire quale potrà essere il futuro della Roma. Noi lo abbiamo fatto per loro. Partendo dal numero 28 di State Street, sede degli uffici della TA Realty Associates di Michael Ruane, che si trovano al decimo piano di un palazzo di cui non si riesce a vedere la fine. All’ingresso il seduto dietro ad una scrivania, accecante per quanto è lucida, chiede con chi vogliamo parlare. Fa la chiamata al posto nostro e risponde la sua assistente, Miss De Angelis, che in maniera cortese ma decisa ci spiega che non è possibile parlare con lui perché «Mr Ruane è molto impegnato in questi giorni e lo sarà per almeno altre due settimane nelle quali dovrà viaggiare molto». Niente da fare e l’uomo della vigilanza impedisce anche di salire fino al decimo piano per fotografare gli uffici, permettendoci di immortalare solo l’esterno. Ma il tour nel futuro della Roma è appena iniziato.

Sotto un’acqua incessante, che fa rimpiangere i 25 gradi lasciati in Italia, ci si potrebbe dirigere verso DevonshireStreet per andare poi verso Tremont Street dove già in passato si è andati a cercare DiBenedetto nei suoi studi. Ma stavolta preferiamo svoltare a sinistra puntando verso il mare e verso i tanti “Wharf” di Boston. Wharf ovvero le banchine. Il 50 di Rawes Wharf è il luogo dal quale James Pallotta coordina la sua attività, questo ovviamente quando non si riposa nella sua villa principesca che si è costruito qualche tempo fa e che ha fatto parlare anche i giornali della à. Un palazzo bellissimo che si affaccia sulla baia con le barche a vela che la attraversano. Stavolta non c’è nessuno della security a bloccare il nostro cammino. Basta guardare sulla lista delle compagnie presenti nell’edificio per individuare il piano della Raptor. Si sale, le porte dell’ascensore si spalancano in una sala d’accoglienza silenziosa e lussuosa. C’è solo una segretaria alla quale chiediamo di poter parlare con James Pallotta. Ci fa accomodare su un divano con una vista mozzafiato sulla baia. Roba da stropicciarsi gli occhi. Pochi minuti e arriva un’assistente di Pallotta seguita da un uomo massiccio. Ci dicono di essere sorpresi di vederci e che finora nessuno è arrivato fino a lì. Pallotta non ci può ricevere e ci invitano ad andarcene dicendo che ci avrebbero comunicato presto via telefono eventuali novità. In effetti la telefonata arriva pochi minuti dopo. Una chiamata con la quale un uomo ci dice di essere felice dell’interesse dimostrato per la vicenda, ma di non poter fare nessun tipo di dichiarazione almeno per il momento. Insomma, tutti hanno le bocche cucite e c’è la massima attenzione a non far trapelare troppe notizie. Scesi nuovamente in strada non resta che l’ultima tappa: il numero 1 di Federal Street dove forse, è bene usare il condizionale, domani potrebbe arrivare la firma.

Qui direttamente sulla porta d’ingresso del grattacielo c’è la scritta Bingham. “Pass” di accesso e via fino al 34esimo piano. Anche qui una hall spaziale, per metà di un bianco splendente e per metà in vetro. Qualche uomo d’affari si aggira a passo svelto. Anche qui massimo riserbo: non si danno notizie. Non resta che tornare sotto la pioggia con l’attesa che cresce, ma anche con una maggiore serenità. Perché ora i tanti nomi di compagnie, vie, uffici, fatti nel corso della trattativa non sono più appesi in uno spazio indefinito. Sono qui, sono reali, ci sono persone con le quali parlare e c’è la sensazione di una potenza economica importante. E’ metà pomeriggio sulla costa est degli Stati Uniti, in Italia è già sera inoltrata. Per le vie di Boston la gente continua a camminare a passo svelto, magari per tornare a casa, oppure per andare alla partita. Al Garden in serata, quando in Italia è notte, nella parte nord della à, giocano i Celtics del tifosissimo Pallotta. A ovest, invece, c’è il Fenway Park, la casa dei Red Sox di Baseball che hanno in corso la sfida con Tampa Bay. I Red Sox di cui DiBenedetto è co-proprietario. Domani potrebbe essere il giorno della firma, ma già oggi lo sport di Boston ha un non so che di romanista...