IL ROMANISTA (G. DELL'ARTRI) - «Lho visto fare da Voeller». Raccontò così, Francesco Totti, nel 2000 dopo il suo primo rigore tirato a cucchiaio. Daltronde, se il talento è anche la capacità di assorbire e imitare le gesta dei campioni, Totti aveva fatto buon uso dei suoi anni da raccattapalle, cioè proprio gli anni in cui Rudi Voeller si caricava la Roma sulle spalle.
Quel giorno la sua vittima fu Pagliuca, allora portiere del Bologna, battuto 2-0 (laltro gol lo fece Montella). Il gesto passò quasi inosservato, dato che pochi mesi dopo, quando toccò a van der Sar e a 50mila olandesi finire col sedere per terra, mentre tutti gli chiedevano da dove avesse tirato fuori lidea lui che già era abbastanza infastidito dal fatto che alla playstation lo scavetto non si poteva fare rispose tranquillamente: «Veramente lho già fatto in campionato». Laveva già fatto ben prima che a Pagliuca. Quasi sei anni prima, stagione 1994-95, anche se non su calcio di rigore. Il gesto tecnico però, il colpo sotto, era sempre quello. Una carezza di quelle che fanno girare la testa lentamente per godersela di più. Il pallone stesso ci gode e continua a girare anche dopo che la carezza è finita. I primi due palloni giravano così nella porta del Bari, perché il secondo avvenne lanno dopo. Non è proprio un cucchiaio, ma è una carezza allanima dei tifosi della Roma, il pallonetto a Sebastiano Rossi in Roma- Milan, 1996-97. Da una posizione impossibile, una traiettoria impossibile. Eppure Carlos Bianchi voleva venderlo lo stesso e pensate a quanti altri cucchiai ci saremmo persi (oltre a tutto il resto).
Lanno dopo, in Roma-Parma, Totti corre verso Buffon in contropiede. E Buffon corre verso Totti. La soluzione è una sola: cucchiaio. In corsa, di sinistro, la palla si alza e si abbassa lentamente, ma prima che gonfi la rete Francesco sta già correndo sotto la nord. Finirà 2- 2, pazienza. Pazienza perché dopo 3 anni la nord vedrà forse il cucchiaio perfetto. La carezza è anche per Ilary, 6 unica, ma, se possibile, il pallone stavolta gode ancora di più, forse anche più del popolo romanista. Riguardatelo. Guardate come gira e come accarezza la traversa mentre sta entrando in porta e mentre Peruzzi si aggiunge a Buffon e van der Sar nella lista dei grandi portieri beffati dal cucchiaio di Totti (lhanno usato pure per un calendario fatto per beneficenza, la foto è quella del Capitano che dà da mangiare a una persona anziana, col cucchiaio). E non finisce mica qui. Totti poi li fa in tutti i modi. Ancora in corsa, dal limite dellarea, contro il Brescia nel 2003-2004. E tanti saluti a Gianni De Biasi, tecnico della squadra lombarda, che alla vigilia si era lamentato. «Totti sta sempre per terra». No, per terra finiscono i portieri. Quello dellEmpoli, e stavolta il cucchiaio è da fermo e da fuori area, finisce sotto lincrocio dei pali. Quello della Sampdoria, Antonioli, che casca nellultima di una serie di finte grazie alle quali Totti ha dribblato tutta la Samp. Non è mai fine a se stesso, il cucchiaio. E larma che fa vincere la Roma a Milano, in casa dellInter, dopo 13 anni di delusioni. Totti prende palla nella sua metà campo, sposta un paio di avversari, ne dribbla altrettanti, finisce al limite dellarea e accarezza il pallone. Julio Cesar si aggiunge alla lista dei grandi portieri messi per terra. «Rispetto molto Francesco disse qualche tempo dopo è un attaccante che mi ha fatto gol in ogni modo ». Anche a cucchiaio.
Nel 2007-2008 ritocca al Parma, in mischia, dopo un altro paio di dribbling tanto per non perdere labitudine, e al Tardini la Roma vince 3-1 dopo aver perso in casa con lInter (e dove naturalmente il principale accusato era stato Francesco). E ritocca anche alla Sampdoria, stavolta su calcio di rigore, perché anche questa è unabitudine da non perdere. Lultima volta, prima dellUdinese laltro ieri, era toccato al Lecce. In corsa, su un bel passaggio in verticale di Brighi, 3-0 per la Roma di Spalletti che nel 2008- 2009 è partita male e sta rimontando. Con lUdinese sono 15 volte. Voeller laveva fatto solo due volte, al Torino e alla Lazio. Se il talento è anche la capacità di assorbire e imitare le gesta dei campioni, qui cè qualcuno che ce lha in maniera esagerata.